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Violenza in ospedale: «Non curiamo più»

Violenza in ospedale: «Non curiamo più»

 NAPOLI. L’aggressore del ginecologo del policlinico vanvitelliano resta in carcere. Ma l’episodio certo non si esaurisce in questo contesto. E mentre Anaao Assomed chiede interventi urgenti e radicali oppure si fermeranno, la Cisl annuncia che il sindacato sarà parte civile nel processo al 41enne violento. «Ora le aggressioni non avvengono solo nei pronto soccorso ma anche all'esterno dei presidi sanitari» ha detto Roberto Crisafulli, segretario aziendale Cisl Funzione Pubblica dell'azienda ospedaliera universitaria Luigi Vanvitelli. «Non è più possibile assistere inermi a una escalation di violenza contro il personale sanitario, chi indossa un camice bianco non può e non deve essere il bersaglio della rabbia di assistiti e pazienti - ha aggiunto il sindacalista - Come Cisl Funzione Pubblica siamo ancora una volta e sempre saremo al fianco degli operatori sanitari e metteremo a disposizione e a titolo gratuito i nostri uffici legali per la tutela dei diritti del personale che subisce queste vili aggressioni». Lo stesso Rettore dell’università Vanvitelli Gianfranco Nicoletti ha giudicato quanto avvenuto «un importante segnale di allarme. Una categoria troppo esposta e poco tutelata, oggetto di violenza gratuita, nella quale forse si dovrebbe avere più fiducia. Esprimo solidarietà e vicinanza al medico, da parte mia e dell'intera comunità accademica». La verità è che dopo più di tre anni di pandemia con turni massacrati, timore di contrarre il covid, e stress i medici non possono certo “sopportare” anche questo clima di tensione ulteriore dovuto alla violenza e le aggressioni che sono diventate una costante. La fuga dagli ospedali, e tanto più dai pronto soccorso, è un desiderio per un medico su tre: il rapporto sale ancora di più nella fascia di età più in crisi, ovvero quella tra i 45 e i 55 anni. Un dato estrapolato da Anaao Assomed in base alle risposte di 2.130 tra medici e dirigenti sanitari. Una percentuale altissima se si aggiunge anche l’insoddisfazione per stipendi ritenuti troppo bassi. Tanto è vero che come ha asserito anche il ministro per la Salute Schillaci mille tra i nostri medici ogni anno ci alsciano per trovare lavoro all’estero dove la qualità del lavoro e di conseguenza di vita è ritenuta molto più alta. In una ipotetica lista stilata dai medici sentiti da Anaao Assomed, al primo posto delle richieste troviamo stipendi più alti, immediatamente dopo -quasi a parità- la sicurezza, che supera anche la richiesta di retribuzioni più adeguate nei medici che hanno oltre 60 anni i quali devono anche “subire” l’handicap di non poter scegliere di lasciare il proprio posto di lavoro, come invece può fare un giovane, per raggiunti limiti di età sul mercato. Cosa succede a questo punto? I commenti sui social in calce alle aggressioni che si moltiplicano a Napoli, sono chiarissimi. Uno fra tutti: «Siamo a un opunto di non ritorno, non curiamo più». E proprio l’Anaao Assomed ieri ha chiaramente detto: «O si cambia strada o noi non cureremo più».

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