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In cinque lettere il piano del ras: «Ora se ne deve stare alla larga»

In cinque lettere il piano del ras: «Ora se ne deve stare alla larga»

NAPOLI. Cinque lettere scritte da Michele Mazzarella in carcere e indirizzate a “Fug”, “Gennaro”, “Pisello”, “Sasà” e l’ultima senza nome del destinatario. Attraverso di esse gli inquirenti della Direzione distrettuale antimafia hanno appreso alcuni dei segreti del clan, tra cui la volontà di sostituire Salvatore Lausi con Salvatore Moccardi. Ma le missive sono state scritte con un linguaggio criptico ed è stato importante il contributo del pentito Gennaro Lauro detto “Gennarino 17”, il contesto e i dettagli degli ordini impartiti dal ras all’epoca detenuto. Alla polizia li consegnò la compagna di Eduardo Bove dopo l’omicidio di quest’ultimo. Da una delle lettere si rileva che Michele Mazzarella aveva promesso a Salvatore Moccardi (subentrato con il padre Gennaro a Salvatore Lausi nella gestione delle attività illecite a Forcella, di vendicare l’offesa ricevuta da quest’ultimo, che gli aveva sottratto con la forza un Rolex submarine. Tra l’altro a “Pirulino” era stato chiesto di restituirlo, ma non l’aveva fatto firmando secondo il collaboratore di giustizia la sua condanna a morte. In effetti Salvatore Lausi, indicato come “Viareggia” in una delle lettere dal carcere di Michele Mazzarella, era finito nel mirino del clan di Forcella (nel periodo di transizione dai Giuliano ai Mazzarella) per una serie di motivi. Erano spariti 100 milioni di lire derivanti dai traffici di droga che lui sosteneva essergli stati rubati in casa da un nascondiglio che pochissime persone conoscevano; poi era accaduta la vicenda dell’orologio di valore rapinato a Salvatore Moccardi; infine “Totore pirulino”, residente nel Rione Sanità ma affiliato ai Mazzarella, frequentava sempre di più persone legate ai Misso. “Fratè”, si legge nella prima lettere in cui il riferimento a Salvatore Lausi sarebbe chiaro secondo gli investigatori, “riguardo alla cosa che disse “viareggia” la so e per adesso noi pensiamo a castigarlo togliendogli il suo campo da mano. Poi gli farò calare il mensile e si vedrà. Ora lui deve stare alla larga e non sapere come svolgete le cose”. Poi Michele Mazzarella passava a impartire una serie di ordini, dimostrando come anche dalla cella si possa comandare, con telefonini o con bigliettini. Dunque, ancora un cold case risolto dai carabinieri, che hanno notificato nelle carceri in cui erano già rinchiusi le misure cautelari al 73enne ras del Mercato Gennaro Mazzarella (fratello di Vincenzo e Ciro, entrambi morti), che si trova a Parma; a Michele Mazzarella, 44enne ora nell’istituto penitenziario di Pisa, e a Salvatore Barile detto “Totoriello”, 39enne del quartiere Poggioreale, detenuto a Secondigliano. Le indagini, condotte dal Nucleo investigativo rielaborando l’attività di intercettazione in parallelo ai riscontri alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, hanno consentito di chiarire che l’omicidio costituì una epurazione interna. Salvatore Lausi, napoletano del Rione Sanità con un passato da venditore ambulante, era l’incaricato a riscuotere le estorsioni nei quartieri Forcella, Maddalena e Sanità.

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