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11 Marzo 2023 - 08:30
Minacce ai parenti del killer Schisa, la Cassazione salva Enza De Stefano e Fortuna Ercolano: ordinanza annullata
NAPOLI. Finite in manette nel colossale blitz che a novembre scorso ha azzerato il clan De Luca Bossa-Minichini, le presunte ras Enza De Stefano e Fortuna Ercolano rischiavano di andare incontro a lunghissima permanenza in carcere. Invece nel giro di pochi mesi hanno prima ottenuto gli arresti domiciliari e adesso il verdetto della Cassazione rischia di smantellare definitivamente il quadro indiziario fin qui formulato a loro carico. Gli Ermellini della Quinta sezione, accogliendo il ricorso del loro difensore, l’avvocato Giuseppe Perfetto, hanno infatti annullato con rinvio l’ordinanza di custodia cautelare che aveva colpito le due esponenti del gruppo con base nel lotto 0 di Ponticelli. Il tribunale del Riesame, che già in precedenza aveva alleggerito la misura cautelare, sarà adesso chiamato a un nuovo pronunciamento. Eppure l’accusa di cui De Stefano, sorella dell’ergastolana Luisa, ed Ercolano devono rispondere è di assoluta consistenza. Secondo gli inquirenti che hanno condotto l’inchiesta le due donne avrebbero fatto parte del commando incaricato di minacciare i parenti del boss e killer Tommaso Schisa, all’epoca appena transitato tra le fila dei collaboratori di giustizia. Un gruppo di sette persone avrebbe infatti minacciato persino di rapire un minorenne per indurre il pentito Tommaso Schisa a ritrattare le dichiarazioni già rese ai pm dell’Antimafia. Ma di fronte all’impossibilità dei familiari a far cambiare idea all’allora neo collaboratore di giustizia, per la volontà di quest’ultimo, partirono minacce se possibile ancora più gravi: «Meriti di finire in un pilastro di cemento. Ma non ti preoccupare, ci vediamo tutti domani mattina e ti ammazziamo». Il bersaglio delle intimidazioni era in particolare il compagno di una congiunta del pentito, ma anche la moglie di Tommaso Schisa passò brutti quarti d’ora in quel periodo. Ma la Procura antimafia, ferma restando la presunzione d’innocenza fino all’eventuale condanna definitiva, ha ricostruito la vicenda e devono rispondere del reato Gabriella Onesto, Enza De Stefano, Fortuna Ercolano, Maria Lazzaro, Antonio Morino, Michele Minichini e Luigi Crisai. Quest’ultimo era detenuto nel carcere di Secondigliano e il 30 settembre 2019 avvicinò Tommaso Schisa per conto del ras Michele Minichini “’o tiger”, suggerendogli di «ritrattare», di «pensare alla famiglia». Nel contempo l’emissario del clan lo rassicurò sul fatto che se avesse annullato tutto «le sue precedenti azioni non avrebbero avuto conseguenza». Nella notte tra l’11 e il 12 ottobre 2019, sempre secondo la ricostruzione della pubblica accusa, Gabriella Onesto, Enza De Stefano, Fortuna Ercolano e Maria Lazzaro, dopo aver affermato di non essere «femmine normali» ma «le padrone di Ponticelli», minacciarono la coppia di congiunti di Tommaso Schisa costringendoli a lasciare l’appartamento in cui vivevano, in località Pontecitra, nel comune di Marigliano. La donna fu addirittura costretta a recarsi in carcere per indurre il collaboratore a ritrattare. Schisa ad ogni modo non è più tornato sui propri passi, contribuendo anche all’ultima indagine che ha colpito la cosca.
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