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Rapina al gioielliere, un alibi salva il sospettato

Rapina al gioielliere, un alibi salva il sospettato

NAPOLI. Schiacciato dal riconoscimento effettuato delle vittime, sabato scorso era finito in manette con l’accusa di essere uno degli uomini del commando di cinque rapinatori che all’alba del 30 settembre scorso aveva assalto un commerciante di gioielli e il figlio in via Capuzzo, a San Giorgio a Cremano. Dopo quasi una settimana trascorsa dietro le sbarre, il quadro indiziario formulato a carico del presunto bandito, il 39enne di Miano Mario Torre (nel riquadro), si è però sgretolato come un castello di sabbia. La difesa dell’indagato, rappresentata dagli avvocati Maria Chiara Fusco e Riccardo Ferone, ha infatti dimostrato in tempi record l’estraneità del proprio assistito rispetto alla vicenda. Il gip del tribunale di Napoli, preso atto dell’abbaglio investigativo, ieri ha disposto l’immediata scarcerazione di Torre, che ha così potuto lasciare Poggioreale per fare rientro a casa. Determinante ai fini della decisione del giudice si è rivelata la scrupolosa “controindagine” condotta dal tandem difensivo Fusco-Ferone, dalla quale è emerso che la mattina del raid Torre era in realtà impegnato a sostenere un concorso alla Mostra d’Oltremare, come emerso anche dai passeggi effettuati dal 39enne davanti alle telecamere dislocate lungo la Tangenziale di Napoli. Non solo, nelle fasi concomitanti la rapina, che era avvenuta alle sette del mattino, Torre aveva anche effettuato una telefonata allo zio e mandato dei messaggi alla figlia. Una serie di indizi che hanno spinto il gip a ritenere che il sospettato non potesse trovarsi sulla scena del crimine. L’accusa a carico di Mario Torre era però alquanto grave. Quella mattina tre uomini armati di pistola hanno infatti minacciato il commerciante affinché consegnasse i preziosi e il denaro che aveva con sé. Il colpo stava per andare a segno, ma la reazione del figlio e poi della moglie hanno messo in fuga i tre, scappati grazie all’arrivo di due complici in auto. Proprio gli accertamenti effettuati sulla vettura hanno permesso alla polizia di risalire a Torre: la Fiat era infatti di proprietà di una parente del 39enne, che però ne aveva denunciato il furto solo la mattina del raid.

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