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14 Marzo 2023 - 08:16
NAPOLI. Messo all’angolo da un quadro indiziario granitico, alla fine ha deciso di evitare “lungaggini processuali” e ammettere le proprie responsabilità. Una mossa, quel del boss Carmine Amato “capa ianca” che alla fine gli ha permesso non soltanto di evitare la stangata, cioè la pena dell’ergastolo, ma di cavarsela addirittura con una condanna mite. Imputato per l’omicidio di Francesco Feldi “’o tufano”, il ras degli Scissionisti, difeso dall’avvocato Luigi Senese, al termine del processo di primo grado celebrato con la formula del rito abbreviato ha infatti rimediato 20 anni di reclusione. Un verdetto, quello emesso ieri mattina dal gup, che non ha per nulla soddisfato le aspettative della Procura: in sede di requisitoria il pubblico ministero aveva infatti chiesto per Amato la condanna al carcere a vita. L’inchiesta sull’assassinio di “’o tufano” era arrivata a una svolta nel maggio scorso, quando Carmine Amato e Raffaele Teatro finirono in manette con l’accusa di essere stati i mandanti dell’agguato. C’era dunque anche il figlio del fratello del boss degli Scissionisti dei Di Lauro, che diedero vita alla prima faida di Scampia, tra i due destinatari di una misura cautelare per quell’omicidio di camorra. I carabinieri l’avevano notificata a due affiliati di spicco del clan Amato-Pagano: Carmine Amato, figlio di Pietro, defunto fratello del capoclan Raffaele, e di Rosaria Pagano, sorella del boss Cesare, e Raffaele Teatro, 31 anni. Entrambi erano già detenuti per altre gravi vicende giudiziarie. Teatro, a differenza di Amato, ha invece chiesto di essere processato con il dibattimento. I due, per gli inquirenti, devono rispondere di concorso nell’omicidio di Francesco Feldi, affiliato al clan SaccoBocchetti, avvenuto a Napoli in via Stelvio il 19 febbraio 2011. Feldi, che era transitato nelle fila degli Scissionisti, era già sopravvissuto a un agguato nel 2008. Le indagini per la sua morte per mano di almeno due sicari che lo attendevano sotto casa puntarono a collegamenti tra l’agguato e l’arresto di Domenico Antonio Pagano, all’epoca ritenuto il reggente degli Scissionisti, due giorni prima dell’agguato a Feldi, in un appartamento a Cicciano. Francesco Feldi, detto “’o tufano”, è stato però ucciso per il controllo della piazza di droga nel quartiere di San Pietro a Patierno e la decisione venne presa da Carmine Amato, alias “capa ianca”, e Raffaele Teatro, genero del boss Raffaele Amato. Il primo era nel 2011 a capo degli Amato-Pagano dopo arresti e pentimenti. A raccontare ai pm i retroscena del delitto sono stati sei collaboratori di giustizia che già avevano consentito l’arresto dell’autista del commando, Attanasio Liguori, condannato in via definitiva a 30 anni; dell’esecutore materiale Giovanni Illiano, che deve scontare 16 anni; e dei fratelli Carmine e Gaetano Annunziata, condannati a 14 anni per aver recuperato l’auto dei killer e fatto sparire le armi. Proprio i fratelli Annunziata e Illiano hanno raccontato all’Antimafia il ruolo di Amato e Teatro. Le dichiarazioni dei pentiti hanno permesso di chiudere il cerchio attorno al delitto che permetteva agli Amato-Pagano di prendere il posto dei Sacco-Bocchetti.
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