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De Laurentiis: «Modello inglese e stadio pulito. A casa chi fa casino»

De Laurentiis: «Modello inglese e stadio pulito. A casa chi fa casino»

NAPOLI. Lascia che le autorità parlino della giornata di ordinaria follia vissuta dalla città. Poi, quando è il suo turno, Aurelio De Laurentiis, presente al Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, dà la stura a tutto il proprio disappunto sui disordini accaduti a Napoli in occasione della gara degli azzurri con l’Eintracht Francoforte. IL MODELLO INGLESE. Preciso, chirurgico, il patròn azzurro individua precisi obiettivi. «La politica italiana di queste situazioni se n’è sempre lavata le mani. L’unica premier a fare qualcosa è stata inglese, una donna, Margaret Thatcher, e mi aspetto che la Meloni faccia lo stesso. Bisogna prendere la legge inglese e applicatela in Italia». Anche perché, aggiunge, «la questione non è dire che arrivano i campionati europei nel 2032 e ci saranno i finanziamenti per rifare gli stadi. Bisogna regolamentarne la frequentazione dello stadio».

LA STOCCATA ALL’EUROPA. Tocca poi all’Ue finire sotto il fuoco di De Laurentiis: «L’elegantissima signora Ursula von der Leyen deve interessarsi del calcio. Occorre eliminare l’unilateralità che esiste in Europa e nel mondo. Nel calcio abbiamo Uefa e Fifa, quando si dà troppo potere a uno viene mal gestito e in maniera antidemocratica. Tutti hanno il diritto nel mondo dello sport a competere, a primeggiare e soprattutto investire».

L’APPELLO AL TIFO SANO. Il produttore cinematografico sottolinea di aver visto, l’altra sera allo stadio «uno spettacolo straordinario. Ci sono alcuni napoletani, che non nomino neanche, che si permettono di fare delle interviste lamentando il fatto che De Laurentiis “è restrittivo, c'è troppo ordine allo stadio, una volta si faceva più casino”. Il casino se lo facciano a casa loro. Il tifo deve essere assolutamente sano, perché allo stadio ci vanno famiglie, bambini, adolescenti ai quali non bisogna assolutamente far fare un giro di cocaina, far fumare marijuana, né far vedere un’arma o di far vedere che in fondo “il Napoli siamo noi”, perché questo è il leitmotiv di 300-400 persone. Probabilmente erano fuori come cani sciolti appresso alle forze dell’ordine e con la scusa di fronteggiarsi con i tedeschi».

LE BORDATE ALL’UEFA. De Laurentiis è un fiume in piena: «Non commento la Uefa, ne parlerò della a fine del campionato, non posso permettermelo ora. La Uefa si rappresenta da sola con i suoi signori. Basta pensare che a Parigi ,l’altro anno, il mio capo della comunicazione era lì e ha rischiato la vita. Bisogna cambiare tutto. Di Ceferin non parlo, si commenta da solo». E poi: «I napoletani vengano a vedere Italia-Inghilterra, anche perché i prezzi fissati dalla Figc sono molto accessibili. Mi sorprende, però, che la Uefa non abbia messo la partita di domenica, privilegiandone un’altra. Questo fa capire la loro capacità di marketing. Capite in che mani stiamo?».

GLI ATTACCHI ALLE SOCIETÀ. Per De Laurentiis, «la città è arrabbiata per quello che è successo perché non si deve cadere nelle provocazioni di pochi dementi. perciò bisogna interpellare l'Europa perché non accada più. Non è che succede solo a Napoli, ma qui c’è stato chi ha avuto gli attributi per dire stop». Non manca l’ultima bordata: «In 19 anni mi sono fatto tutti gli stadi all'estero per vedere come fossero organizzati, ne ho viste di cose non belle. Ma dipende da noi che organizziamo il calcio in Europa, è troppo comodo non prendere posizione dicendo sempre di sì». Infine: «È ridicolo che le squadre importanti siano in mano ai fondi o ad impiegati di alto livello, perché questi signori difendono il proprio portafogli ma non combattono per il calcio. Tante volte ho convocato i miei colleghi che non sono in Italia e non si sono mai visti, sono dovuto andare a Los Angeles per parlarci. Questo è un problema. Vado da 18 anni in Lega, quasi sempre a perdere tempo, e mi domando come facciano gli altri a non venire e a non prendersi la responsabilità di certe decisioni. Sarebbe facilissimo cambiare il calcio italiano se fossimo tutti imprenditori attorno allo stesso tavolo. Sono stato anche nell’Eca. Ma mi sono stancato quando è diventato tutt’uno con la Uefa».

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