Cerca

L’ex boss Roselli confessa due omicidi

L’ex boss Roselli confessa due omicidi

Il neo pentito e l’asse con “’o capellone”: «Dividemmo droga e racket». in un manoscritto rivela: «Ho nascosto anche un cadavere»

NAPOLI. Inediti accordi tra clan e delitti irrisolti. L’ex boss dei Sette Palazzi di Scampia, Salvatore Roselli, è un fiume in piena e a poche settimane dalla sua decisione di collaborare con la giustizia ha già messo sul tavolo degli inquirenti della Dda di Napoli diverse “questioni” scottanti. Tra queste figura anche il sequestro di Stefano Pettirosso, in riferimento al quale il neo pentito, già condannato in primo grado, ha sostenuto di essere completamente estraneo: a suo dire sarebbe stato infatti vittima di una congiura.

L’ormai ex ras degli Amato-Pagano, come anticipato dal “Roma”, ha da pochissimo iniziato a collaborare con la giustizia. Già dai primi interrogatori “Frizione” ha fatto luce su diverse vicende di camorra, compresi alcuni gravi fatti di sangue su cui gli inquirenti stanno ancora oggi indagando. In un manoscritto redatto appena il 7 marzo scorso Roselli ha però esposto il proprio punto di vista in merito al rapimento dell’operaio Pettirosso: «Nel primo interrogatorio mi fu chiesto di dire sempre e solo la verità e la mia verità è che io sono innocente. Venni a conoscenza (dei fatti, ndr) solo la sera», si legge nel documento depositato innanzi alla Prima sezione della Corte d’assise d’appello di Napoli.

Una lettera dai contenuti potenzialmente dirompenti e che il “Roma” ha avuto modo di visionare: «Davanti ai pm mi sono accusato di due omicidi e un occultamento di cadavere su cui non c’erano indagini a mio carico. Perché dovrei mentire su questo reato? A me dispiace profondamente per quello che ha subito il signor Pettirosso, ma non io centro nulla. Non so perché mi nomina, non so chi abbia visto al mio posto. So solo che oltre me ci sono altri innocenti anche nell’altro procedimento».

Nella lettera Salvatore Roselli ha però rivelato anche altre circostanze inedite, come l’accordo che il clan Stabile di Chiaiano avrebbe stretto nel 2020 con gli Amato-Pagano: «Tutto iniziò ha spiegato il pentito con un incontro che mi chiede Ciro Stabile, capoclan di Marianella e Chiaiano, verso la fine di gennaio, inizio febbraio. Fu dopo che vennero arrestati i gruppi Balzano, Scarpellini, D’Errico. Lui espresse la volontà di stringere un’alleanza con noi clan Amato-Pagano, disse che era stanco che ogni gruppo di Miano emergente lo aggrediva sulla sua zona... capii che aveva fatto questa cosa perché sul territorio erano tornati i cugini Cifrone e voleva protezione. Dissi che dovevo parlare con Marco Liguori, mio capoclan, e Fortunato Murolo. Ne parlai con loro e dissero di sì... nessuno scontro sembrava conveniente».

Riuniti gli intenti, le due cosche hanno quindi deciso come spartirsi l’affare: «Concordammo che sulla zona si dovevano fare droga ed estorsioni, come noi Amato-Pagano facevamo, concordammo che la droga se la facevano i ragazzi del nostro clan e del loro e le estorsioni, sia piccole che grandi, venivano divise dai due clan, mentre i ragazzi sul territorio si organizzavano e giravano tutti insieme». Poi l’intoppo: «Il fatto del signor Pettirosso non era nei nostri programmi».

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Il Roma

Caratteri rimanenti: 400

Logo Federazione Italiana Liberi Editori