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21 Marzo 2023 - 08:15
NAPOLI. Sono 33 i dipendenti dell’Asl Napoli 1 per i quali sono state comminate sanzioni disciplinari e in seguito alla condanna in primo grado della Prima Sezione Penale del Tribunale di Napoli del 2 dicembre scorso riportata nell’inchiesta sui cosiddetti “furbetti del cartellino”. Per i 49 assolti nell’ambito dello stesso procedimento, invece, sono in corso ulteriori approfondimenti per verificare la sussistenza di eventuali responsabilità sotto il profilo disciplinare ovvero per iniziative funzionali a conseguire il danno non patrimoniale. Le sospensioni, che avranno decorrenza dal primo aprile prossimo, ammontano a 101 mesi complessivi, 71 dei quali per personale ancora in servizio. Due i licenziati: un operatore sociosanitario attualmente in quiescenza; un infermiere già licenziato per un altro procedimento disciplinare relativo al procedimento penale sugli stipendi gonfiati. «Si definisce finalmente un capitolo molto doloroso della storia dell’Azienda - dice il direttore generale Ciro Verdoliva - un capitolo che ha macchiato per lungo tempo l’immagine di tutti. Anche di quella parte di dipendenti, che sono la grande maggioranza, che dedica alla Asl Napoli 1 Centro la propria vita con professionalità e abnegazione. È proprio a questi dipendenti che abbiamo voluto dare un messaggio forte e rispettoso dei loro sani comportamenti sanzionando in modo deciso, invece, chi ha commesso quei crimini». L’indagine che ha portato alle condanne primo grado era nata tra il 2014 e il 2015 e vide coinvolti 82 dipendenti dell’ospedale Loreto Mare. Appena ricevuta notifica dell’ordinanza di misure cautelari, nel 2017, la direzione generale dell’Asl Napoli 1 Centro aveva provveduto ad attivare i relativi procedimenti disciplinari. Le misure erano poi state sospese in attesa degli sviluppi del procedimento penale.All’esito del procedimento penale, il procedimento disciplinare è ripartito a gennaio e si è concluso con la comunicazione delle sanzioni ai diretti interessati: in 18 le hanno definite con accettazione. «L’Azienda, dopo aver denunciato alle autorità competenti le condotte criminose - si legge in una nota -, ha già reintegrato il danno all’Erario provocato dai dipendenti infedeli, provvedendo al recupero del danno patrimoniale subito e, allo stato, sono in corso le iniziative funzionali a conseguire il danno non patrimoniale consistente nel pregiudizio all’immagine e nel nocumento reputazionale subiti nell’ambito del sistema sanitario nazionale».
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