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Catturato il killer di Mergellina, è figlio del defunto ras di Barra

Catturato il killer di Mergellina, è figlio del defunto ras di Barra

NAPOLI. In questura ha negato con decisione. «Ero lì ma non ho sparato e non avevo la pistola». Ma per inquirenti e investigatori a uccidere lunedì notte Francesco Pio Maimone, vittima della follia metropolitana da movida, sarebbe stato lui: Francesco Pio Valda, 19enne di Barra di una famiglia più che conosciuta dalle forze dell’ordine per i passati legami con i Cuccaro e gli “scissionisti” del quartiere. La Dda ha emesso nei suoi confronti un decreto di fermo per omicidio volontario aggravato dalle modalità mafiose e da ieri sera è in carcere, presunto innocente fino all’eventuale condanna definitiva. Avrebbe fatto fuoco per dimostrare che l’arma era vera a uno dei contendenti con cui stava litigando per la birra finita sulle sue scarpe di marca: «Non fai paura a nessuno, tanto è finta», gli avevano gridato contro. Purtroppo non era così: ha premuto il grilletto più volte a casaccio, nel mucchio, ferendo mortalmente il ragazzo che nulla c’entrava in quell’assurda lite. Vittima e presunto assassino hanno lo stesso nome di battesimo, ma non si conoscevano e forse non si erano mai visti pur frequentando Mergellina nei fine settimana. Mondi diverse e vite diverse: quella del 18enne, che sognava di aprire una rosticceria con la sorella e lavorava come rider per un pub di Pianura, si è spenta solo perché si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato; quello del 19enne invece è il profilo di chi ha già avuto problemi con la giustizia nonostante la giovane età. Su Facebook campeggiano una frase che è tutta un programma: «Meglio la fame che il disonore» e poi un’altra che dimostra l’affetto per il padre Ciro detto “Macchiulella”, ucciso in un agguato nel 2013, «papà unico amore». Francesco Pio Valda è stato sottoposto a fermo sulla base delle indagini, coordinate dalla procura antimafia, svolte dai poliziotti della Omicidi della Squadra mobile della questura (dirigente Alfredo Fabbrocini, vice questore Luigi Vissicchio). Investigatori instancabili, alle prese ogni giorno con la Napoli violenta. Il 19enne compare nelle immagini della videosorveglianza e di alcune telecamere private, ma contro di lui ci sono anche diverse testimonianze che hanno contribuito a ricostruire con precisione la dinamica dell’omicidio di via Caracciolo, nei pressi del chiosco “Da Sasà”. Prima qualche involontario spintone per la calca tra i componenti di due gruppi di diversi quartieri, poi la birra che è fuoriuscita macchiando le scarpe del giovane di Barra. È nata così una rissa tra 5-6 persone con il tragico colpo di scena finale. Valda si stava allontanando quando ci ha ripensato. Si è girato e per spaventare gli altri ha estratto una pistola sparando in aria. Tre i proiettili, ai quali uno dei rivali avrebbe risposto in dialetto: «Tant’è ’na pistola finta». «Mò t’ facc’ verè», avrebbe controbattuto il 19enne facendo fuoco. Poi se n’è andato per tornare fingendo di prestare soccorso al 18enne morente. Lunedì si è reso irreperibile, ma ieri gli investigatori della Mobile e del commissariato San Giovanni-Barra lo hanno rintracciato in un’abitazione di conoscenti a Ponticelli.

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