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Rapina mortale all’Arenaccia, preso il nipote di “’o nfamone”

Rapina mortale all’Arenaccia, preso il nipote di “’o nfamone”

Prostituta uccisa in casa, svolta dopo 12 anni: arrestato Pietro Cerbone

NAPOLI. Dopo alcuni cold case risolti dai carabinieri, ieri è stata la volta della polizia a chiudere il cerchio intorno a un omicidio datato 2011: quello di una prostituta cinese di 49enne che reagì a una rapina in casa e fu ammazzata a coltellate nel corso di una violenta colluttazione per 230 euro. Già si trovano in carcere con condanne definitive due dei tre autori del delitto, mancava l’ultimo: Pietro Cerbone, 32enne nipote del ras Nicola Rullo detto “’o nfamone”.

Gli investigatori della Squadra Mobile della questura (dirigente Alfredo Fabbrocini) gli hanno notificato in carcere il provvedimento restrittivo secondo cui sarebbe stato l’autore materiale. Non ci sono altri indagati. Ferma restando la presunzione d’innocenza fino all’eventuale condanna definitiva, Pietro Cerbone già nelle prime fasi delle indagini (condotte dai poliziotti della sezione “Criminalità straniera”) era considerato un “sospetto”. Ma nel corso degli anni è sempre mancato l’elemento decisivo per l’incriminazione, emerso grazie alle dichiarazioni di un neo collaboratore di giustizia legati ai clan del centro di Napoli. Così, su richiesta dei pm della Direzione distrettuale antimafia, il gip ha emesso nei confronti di Pietro Cerbone un’ordinanza di custodia cautelare per concorso in rapina pluriaggravata e in omicidio volontario pluriaggravato.

La sera del 3 aprile 2011 la cittadina cinese Wu Shufen detta “Angela” fu trovata priva di vita all’interno della propria abitazione in via Attanasio, nella zona dell’Arenaccia. Agli occhi dei poliziotti della Mobile l’appartamento si presentò completamente a soqquadro e sul cadavere della donna la “Scientifica” aveva numerose ferite multiple da taglio e da punta. La successiva attività d’indagine ha permesso di accertare che la vittima era stata uccisa dopo aver ricevuto diversi fendenti in varie parti del corpo, nel tentativo di opporsi alla rapina di 230 euro. Nella circostanza furono individuati quali responsabili Vincenzo Rubino (classe 1992) e Lucio Di Ruberto (classe 1993), minorenne all’epoca dei fatti), entrambi condannati per il delitto con sentenze divenute irrevocabili.

Gli ultimi sviluppi investigativi, che hanno preso le mosse dalle recenti dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, hanno consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza anche a carico di Pietro Cerbone quale autore materiale in concorso con i 2 complici nell’irruzione nell’appartamento della donna straniera. Il coinvolgimento del 32enne, all’epoca poco più che 20enne e legato da vincoli di parentela con l’esponente di spicco del clan Contini soprannominato “’o nfamone”, allora reggente della zona dell’Arenaccia, non sarebbe mai stato svelato negli anni dagli altri indagati proprio in ragione del clima di omertà rappresentato dallo spessore della famiglia Rullo. La rapina divenne violenta quando i tre giovani videro una cassaforte, di cui “Angela” non aveva le chiavi, e insistettero affinché l’aprisse fino ad aggredirla. Dentro non c’era nulla, tragica ironia della sorte.

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