Cerca

Delitto Giannino "Cutoletta", il fratello del killer: «Marco Di Lauro ordinò di ucciderlo»

Delitto Giannino "Cutoletta", il fratello del killer: «Marco Di Lauro ordinò di ucciderlo»

Luigi Giannino aveva deciso di cambiare “schieramento”: tradire i Di Lauro per transitare nelle fila degli agguerriti Scissionisti. Uno sgarro imperdonabile, che la cosca di cupa dell’Arco, non avrebbe tardato a fargli pagare. Trafitto da una pioggia di piombo in largo Macello il 13 giugno 2007, “Cutoletta” non ebbe alcuna possibilità di scampo. Del suo assassinio hanno parlato nel tempo diversi pentiti, ma la svolta è arrivata adesso soprattutto grazie alle dichiarazioni di Salvatore Musolino, fratello di uno degli uomini del commando, oltre testimone di parte della spedizione mortale: «Era quasi estate e mio fratello Raffaele parte Ciro Maisto, Gennaro Puzella, Antonello Faiello e Mario Buono. Io stavo sotto il palazzo di mio fratello. Sapevo che dovevano essere ucciso sia Giannino che Luigi Magnetti per ordine di Marco Di Lauro». Sono dichiarazioni a dir poco scottanti, quelle messe a verbale da Salvatore Musolino il 22 giugno 2021. Il collaboratore di giustizia ha infatti non solo indicato i presunti autori del delitto, ma anche i mandanti. Cioè i massimi vertici del clan Di Lauro. Sul punto, il neo pentito ha rivelato: «Marco Di Lauro voleva vendicare sia l’omicidio di Giuseppe Pica che quello di Cardillo. Specifico che Marco Di Lauro in precedenza aveva chiesto spiegazioni su questi omicidi a Domenico Antonio Pagano, che aveva negato il loro coinvolgimento in quegli omicidi e loro Amato-Pagano con la Vanella Grassi non avevano nulla a che fare. L’incontro si fece a casa di Antonio Lucarelli». Tornando invece alla fase esecutiva, il pentito ha spiegato: «Io vedo partire il gruppo di fuoco che ho indicato, a bordo di due Fiat Punto preparate da Pasquale Spinelli giù al garage, una nera e l’altro di un colore che non ricordo. Mio fratello era eramo con una mitraglietta M12 che gli avevo dato io, con la quale facevo la ronda armata; quest’arma mi era stata consegnata da Umberto Giardino; mio fratello mi consegna una 9x21». Scattato e andato a segno l’agguato, Salvatore Musolino avrebbe quindi avuto un secondo faccia a faccia con i killer di Giannino: «Mi incontro dopo nemmeno mezz’ora con mio fratello Raffaele Musolino nel palazzo di nostra sorella; costui mi racconta che “Cutoletta” è stato ucciso mentre Magnetti è riuscito a scappare. Li avevano sorpresi in mezzo a largo Macello, con le due macchine, e loro stavano su un Sh 300 color blu, e mio fratello disse che era stata utilizzata anche la mitraglietta M12, che ora andava buttata e che era stata consegnata a Pasquale Spinelli». Quanto agli uomini che avrebbero materialmente fatto fuoco contro l’obiettivo designato: «Avevano sparato - ha spiegato il pentito - anche Gennaro Puzella detto “’o pazzo” e Mario Buono detto “’o topo”. Ciro Maisto non era riuscito a sparare . So che venne ferito di striscio anche un passante. I killer si appoggiarono a casa di mia sorella Patrizia a Castel Volturno; mio fratello Raffaele mi chiese dei panni puliti che gli inviai a mezzo di mio cognato Francesco Natale detto “’o biondo”». Una dinamica che l’1 giugno 2013 aveva già descritto anche Gennaro Puzella: «Mandante fu Marco Di Lauro, esecutori materiali su due auto. Antonello Faiello, Mario Buono e io su una macchina, una Alfa Romeo; sull’altra Raffaele Musolino e Ciro Maisto. Fu ucciso perché passò con gli Scissionisti».

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Il Roma

Caratteri rimanenti: 400

Logo Federazione Italiana Liberi Editori