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Delitto Lausi, scagionato Mazzarella

Delitto Lausi, scagionato Mazzarella

NAPOLI. Discrepanze nel racconto dei quattro pentiti e così si è aperta la crepa culminata nell’annullamento della misura cautelare per il ras Gennaro Mazzarella in relazione all’omicidio di Salvatore Lausi “Pirulino”. Il Tribunale del Riesame (12esima sezione) ha accolto le argomentazioni difensive dell’avvocato Claudio Davino, concordando sulla mancanza dei gravi indizi necessari per la custodia in carcere. La versione riferita dai due Misso (zio e nipote omonimi), da Michelangelo Mazza e da Ciro Giovanni Spirito non sarebbe diversa in alcuni punti, circostanza che ha spinto a giudici alla decisione. Invece per gli altri due indagati nell’inchiesta, Michele Mazzarella e Salvatore Barile detto “Totoriello” il provvedimento restrittivo è stato confermato. Salvatore Lausi detto “Pirulino” doveva morire perché aveva fatto sparire 100 milioni di lire destinati alle casse del clan. Così Michele Mazzarella (figlio del defunto boss Vincenzo), profondamente insoddisfatto dell’operato del collettore di tangenti per Forcella, dal carcere diede ordine al cugino Salvatore Barile di ucciderlo. Lo zio Gennaro Mazzarella, in quel periodo libero, avrebbe poi organizzato l’agguato informandosi successivamente sull’esito. Mentre esecutori materiali furono Ciro Giovanni Spirito, unico a sparare, e Vincenzo De Bernardo “Pisello” (nel frattempo deceduti), entrati in azione in via Vergini il 6 ottobre 2002. La ricostruzione è della Dda, sulla base delle indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo di Napoli, e ha convinto il Gip a firmare i provvedimenti restrittivi con la consueta premessa che gli indagati devono essere considerati innocenti fino all’eventuale condanna definitiva (una presunzione che vale pure per i defunti). Dunque, ancora un cold case risolto dagli uomini dell’Arma, che lo scorso 6 marzo hanno notificato nelle carceri in cui erano già rinchiusi le misure cautelari al 73enne ras del Mercato Gennaro Mazzarella (fratello di Vincenzo e Ciro, entrambi morti per cause naturali), che si trova a Parma e resta detenuto per altro; a Michele Mazzarella, 44enne ora nell’istituto penitenziario di Pisa, e a Salvatore Barile detto “Totoriello”, 39enne del quartiere Poggioreale, detenuto a Secondigliano. Tutti e tre accusati di omicidio volontario con l’aggravante mafiosa. Le indagini, condotte dal Nucleo investigativo rielaborando l’attività di intercettazione in parallelo ai riscontri alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, hanno consentito di chiarire che l’omicidio costituì una epurazione interna. Salvatore Lausi, napoletano del Rione Sanità con un passato da venditore ambulante, era l’incaricato a riscuotere le estorsioni nei quartieri Forcella, Maddalena e Sanità. Ma a un certo punto i vertici dei Mazzarella avevano notato qualcosa di strano: oltre all’ammanco di 100 milioni di lire, “Pirulino” avrebbe stretto rapporti sempre più stretti con i Misso e in particolare con Michelangelo Misso, circostanza che fu interpretata come volontà di allontanarsi dai Mazzarella.

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