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Seconda faida di Scampia, Vincenzo Di Lauro nega gli addebiti

Seconda faida di Scampia, Vincenzo Di Lauro nega gli addebiti

Marco Di Lauro rifiuta di parlare con il giudice

NAPOLI. Vincenzo Di Lauro, figlio del capoclan Paolo Di Lauro, arrestato dai carabinieri mercoledì scorso a Napoli con l'accusa di essere il mandante dell'omicidio di Luigi Giannino, ucciso il 13 giugno 2007 nell'ambito della seconda faida di Scampia, ha negato gli addebiti contestati. E' stato lui il primo ad essere interrogato dopo i 16 arresti eseguiti a seguito di indagini della Procura di Napoli su otto omicidi avvenuti a Secondigliano, tra metà marzo 2007 e gli inizi del 2008. «Ero già in carcere da tre mesi quando ci fu l'omicidio e le mie conversazioni durante i colloqui erano tutte intercettate», ha detto Vincenzo che ha anche negato di avere avuto contatti con un collaboratore di giustizia che lo accusa di avere dato l'ordine di morte. L'avvocato difensore Antonio Abet ha presentato un appello al Tribunale del Riesame.

Marco Di Lauro, detenuto al 41bis a Sassari al quale mercoledì scorso i carabinieri e la DDA di Napoli hanno notificato nuove gravi accuse in relazione a un omicidio avvenuto nell'ambito della seconda faida di Scampia si è reiteratamente rifiutato di parlare con il giudice e anche con il legale delegato dal suo avvocato Gennaro Pecoraro, e più volte ha espresso la volontà di voler tornare da dov'era venuto, senza contestare gli addebiti degli inquirenti, e cioè di essere stato il mandante, insieme con il fratello Vincenzo, dell'omicidio di Luigi Giannino, ucciso il 13 giugno 2007.

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