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Largo Maradona tra turismo e caos: «Ora regolamentare»

Largo Maradona tra turismo e caos: «Ora regolamentare»

NAPOLI. Per molti la strada maestra è la pedonalizzazione. Per altri, basterebbe solo anche l’installazione di alcuni paletti per rendere più sicuro il flusso pedonale dei visitatori ed evitare che i veicoli atti a scaricare continuino bloccare la strada. Gli esercenti di via Emanuele De Deo, oramai conosciuta come la strada che conduce a Largo Maradona e colorata d’azzurro già da tempo in attesa della vittoria matematica del campionato da parte del Napoli, sono consci che l’enorme arrivo di turisti non potrà reggere senza una qualche forma di regolamentazione a lungo andare. L’arteria dei Quartieri Spagnoli ad oggi forse più importante è percorribile anche con le auto, consentendo l’arrivo in via Toledo partendo dalla parte alta. Per molti, però è giunta ora di prendere in considerazione dei cambiamenti. «Le cose più importanti da fare al momento son due: l’istituzione della zona pedonale e una maggiore presenza di forze dell’ordine e vigili urbani. Non è più rinviabile una limitazione al traffico, dato che i veicoli che passano qui per scaricare le merci spesso creano ostacoli» conferma Samuele Daniele, tra i titolari del negozio Casa Daniele che sta facendo buoni affari vendendo bandiere, cuscini, lenzuola con l’effige del Napoli vincente. In effetti in pochi minuti un taxi, un’auto privata e un paio di mezzi di trasporto del cibo bloccano la carovana di gente anche per 5 abbondanti minuti. «Il folklore di Napoli siamo anche noi – aggiunge Samuele – quindi eliminare le bancarelle, da quelle del Largo Maradona alle mie, non mi sembra giusto. Va regolamentato piuttosto l’orario dell’arrivo dei veicoli che consegnano ai negozi e poi: se in vico Gelso è stata decisa la pedonalizzazione senza che nessuno la chiedesse, perché qui si tergiversa?». Antonio, titolare di una cartolibreria e residente dei Quartieri Spagnoli, condivide a metà ciò che pensano da Casa Daniele. «Una Ztl? Non mi sembra giusto per i residenti ma mettere dei paletti sì». Ma il Napoli sta dando un impulso agli affari? Antonio fa una distinzione. «Il vantaggio è soltanto per il food. Bar, pasticcerie e pizzerie sono attività che si sono ripresi prima dalla crisi Covid, che per noi ancora è un peso. Il nostro aumento è stato del 10%, contando che da anni vendiamo anche gadget turistici». Il titolare della cartolibreria in ogni caso riconosce che per «questa strada è un’annata buona grazie alle imprese del Napoli». Ma se le pizzerie lavorano in continuazione con l’asporto vendendo tantissime pizze a portafoglio, con gli immancabili ingorghi che nelle ore di punta sono più simili al tetris, c’è chi non si lascia trascinare dall’entusiasmo. È il caso di un commerciante di abbigliamento sempre di via Emanuele De Deo. «Napoli è un museo a cielo aperto ma manca l’organizzazione. Non è giusto che un turista debba stressarsi per camminare in questa strada. Se non tutti i giorni almeno si pedonalizzino via De Deo e via Speranzella nei weekend e si regolamenti l’orario di scarico merci» afferma l’esercente facendo poi una rivelazione. «Spesso sono io persino a dover spazzare per terra perché l’operatore ecologico proviene da piazza Cavour e non di rado non si presenta neppure». E l’aumento degli introiti c’è, visto che via Emanuele De Deo non muore mai? «Per me è solo del 3%, forse. Ma qui si pensa solo a guadagnare qualcosa in più, sembra una corsa tra poveri viste tutte le bancarelle. Forse non è chiaro che in questo modo se un’ambulanza dovesse soccorrere qualcuno, farebbe fatica ad arrivare in tempo. Ma nessuno ci pensa».

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