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Alta tensione a Napoli est, scarcerato il ras Barattolo

Alta tensione a Napoli est, scarcerato il ras Barattolo

NAPOLI. La recente condanna definitiva a otto anni di reclusione non è bastata ad assicurarne la permanenza dietro le sbarre. Inquadrato come una delle figure di spicco del clan Mazzarella, sponda San Giovanni a Teduccio, il 38enne Francesco Barattolo ieri mattina ha ricevuto una notizia a dir poco insperata: la scarcerazione anticipata. Il ras di Napoli Est ha infatti ottenuto gli arresti domiciliari, “beneficio” che gli è stato concesso dal tribunale di Sorveglianza, i cui giudici hanno accolto l’istanza avanzata dal difensore di Barattolo, l’avvocato Mauro Zollo, che ha dimostrato l’incompatibilità del proprio assistito con il regime carcerario per gravi problemi di salute. Il 38enne Barattolo continuerà dunque a scontare la condanna con una misura restrittiva meno afflittiva, che gli consentirà di curarsi. La sua scarcerazione potrebbe però innescare più di qualche fibrillazione negli ambienti criminali di San Giovanni a Teduccio, dove il clan Mazzarella, nonostante i numerosi arresti eccellenti subiti negli ultimi tempi, è pronto a rialzare la testa. Quello di Barattolo è del resto un profilo criminale tutt’altro che di secondo piano. Il suo nome balzò infatti alla ribalta della cronaca nel febbraio del 2018, quando finì in manette insieme ad altre otto persone, tra cui il boss Francesco Mazzarella “’o parente”. I contrasti a San Giovanni a Teduccio tra i Mazzarella e i Rinaldi, cominciati più di vent’anni fa, si sono improvvisamente riacutizzati alla fine del 2017 e ci stava scappando il morto innocente: un bambino di 12 anni ferito durante una stesa sul balcone dei nonni poco prima della mezzanotte del 31 dicembre. Cosicché dalla Squadra mobile è partita un’informativa per la Procura antimafia, che ha emesso 14 fermi a carico dei “mazzarelliani” tramutati poi in nove misure cautelari. L’accusa era di associazione camorristica sulla base di intercettazione riscontri sul territorio della piena operatività del gruppo, capeggiato dal ras Francesco Mazzarella “’o parente”, fratello dell’altro boss Roberto e figlio di Salvatore, ucciso in un agguato nel 1995. Con lui erano finiti dietro le sbarre Francesco Barattolo, parente stretto dei Mazzarella, di via Claudio Miccoli; Luigi BonavolSAN GIOVANNICondannato a 8 anni per camorra, ma fuori per problemi di salute Alta tensione a Napoli Est, scarcerato il ras Barattolo ta, Raffaele Donadeo (figlio di Salvatore “’o pozzolent”), di corso San Giovanni a Teduccio; Gennaro Limatola, di via Pazzigno, soprannominato “’o chiavone”, Giovanni Ravolo, di via Sorrento, Ciro Russo, di corso San Giovanni a Teduccio; Raffaele Santaniello, di via delle Ninfe; Pasquale Troise, di corso San Giovanni a Teduccio. All’appello con la giustizia mancavano inizialmente Salvatore Fido “’o chiò”, Arcangelo Cimminiello, di corso San Giovanni, Maurizio Donadeo, fratello di Salvatore Donadeo “’o pozzolente” e zio di Raffaele, e Giuseppe Cozzolino. Le indagini erano scaturite dall’omicidio, il 26 agosto 2012, di Vincenzo Di Pede, affiliato al clan Formicola, il cui assassinio determinò la spaccatura definitiva con i Mazzarella. Accusato di associazione mafiosa, Barattolo aveva rimediato otto anni.

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