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13 Aprile 2023 - 08:38
NAPOLI. Le accuse dei collaboratori di giustizia fanno acqua da tutte le parti e l’inchiesta che pochi giorni fa ha portato all’arresto di Vincenzo Di Lauro finisce per sgretolarsi sul primo scoglio giudiziario. Il tribunale del Riesame ha infatti annullato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa a carico del secondogenito del boss “Ciruzzo ’o milionario”, ritenendo infondati i gravi indizi di colpevolezza sulla base dei quali il 47enne era stato inquadrato come il mandante, insieme al fratello Marco Di Lauro, dell’omicidio di Luigi Giannino “Cutoletta”, assassinato 13 giugno del 2007, nel pieno della seconda faida di Scampia: una vendetta, quella compiuta dal clan di cupa dell’Arco, scaturita dal precedente omicidio di Giuseppe Pica. La difesa di Vincenzo Di Lauro, rappresentata dal penalista Antonio Abet, ha dunque smantellato le accuse spiccate dai collaboratori di giustizia Carlo Capasso e Antonio Pica, dimostrando che non c’era alcun riscontro a quelle dichiarazioni. La difesa di “F2” ha in insistito in particolare sulle divergenze che i due pentiti hanno mostrato in ordine alla causale del delitto e alla persona con cui il ras si sarebbe interfacciato prima di emettere la sentenza di morte: Cesare Pagano secondo Capasso, Domenico Antonio Pagano secondo Pica. Altra circostanza non proprio trascurabile: il giorno in cui “Cutoletta” fu trucidato Vincenzo Di Lauro era già detenuto da diverse settimane, precisamente dal 27 marzo. La Procura aveva sostenuto che l’ordine omicidiario fosse stato comunque reiterato anche dal carcere, ma quest’ipotesi non ha fatto breccia nei giudici del Riesame: preso atto della profonda incertezza del quadro indiziario, l’ottava sezione del tribunale delle Libertà ha dunque annullato l’ordinanza di custodia cautelare a carico del ras. Già martedì notte Di Lauro jr ha così fatto rientro nella propria abitazione di Secondigliano. I colpi di scena non sono però finiti qui. Nunzio Talotti, altro pezzo da novanta del clan Di Lauro coinvolto nella retata di fine marzo, ha deciso di ammettere il proprio coinvolgimento nell’omicidio di Luigi Giannino, ma non solo, e la sua confessione è stata depositata dal pubblico ministero nel corso dell’udienza innanzi al Riesame. Depositato anche il lungo memoriale auto ed eteroaccusatorio redatto da Fabio Magnetti, uno dei capi della Vanella Grassi. Va però precisato che né Talotti, né Magnetti hanno intrapreso un percorso di collaborazione con la giustizia. Tornando invece a Vincenzo Di Lauro, il 47enne già durante l’interrogatorio di garanzia successivo all’arresto aveva sostenuto la propria innocenza rispetto alla vicenda: il presunto ras aveva affermato di avere un alibi di ferro - la sua detenzione - e di non mai ordinato l’uccisione dell’affiliato infedele. Lui, il fratello Marco, Talotti, Gennaro Puzella, Mario Buono e Raffaele Musolino erano tutti accusati di aver a vario titolo preso parte all’omicidio di “Cutoletta” e di essere i responsabili del contestuale ferimento di Ciro Vallinotti e del tentato omicidio di Luigi Magnetti.
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