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Costretta a procurare preferenze per il politico gradito al clan

Costretta a procurare preferenze per il politico gradito al clan

MELITO DI NAPOLI. C’era anche Vincenzo Nappi “’o pittore”, ucciso il 23 gennaio scorso in una trattoria di Melito mentre pranzava, tra i 20 indagati (di cui di cui due a piede libero) dell’inchiesta sul patto politico-mafioso in occasione delle elezioni comunali. In particolare, il 57enne referente degli Amato-Pagano nella cittadina avrebbe minacciato una candidata al consiglio comunale, Antonietta Liuzzi, costringendola a fare campagna elettorale per la coalizione opposta. Con il ras avrebbero concorso nel reato, con l’aggravante camorristica, Giuseppe Siviero, Francesco Siviero e Luigi Ruggiero. Quest’ultimo è colui che avrebbe beneficiato della rinuncia della donna. Gli investigatori della Dia di Napoli, che monitoravano la campagna elettorale a Melito, hanno ricostruito la vicenda, ferma restando la presunzione d’innocenza degli indagati fino all’eventuale condanna definitiva. La Liuzzi fu avvicinata e le fu chiesto di cambiare bandiera politica e passare con l’alleanza sostenuta dal clan. Al suo rifiuto partirono le minacce: se avesse riportato un numero di voti superiore a 10, sarebbe stata allontanata dalla sua abitazione nel rione 219 oppure avrebbe dovuto chiudere il bar che gestisce. Cosicché la donna rinunciò e addirittura le fu imposto di fare campagna elettorale per Ruggiero, che le consegnò il proprio materiale di propaganda. Il gruppo di Nappi infine, le impose di distribuirlo chiudendo il cerchio. Ad uccidere Nappi, ritenuto il capozona degli scissionisti per Melito, furono due killer mentre un terzo complice rimase all’esterno, in strada. Un agguato presumibilmente preparato e quasi certamente non collegato all’inchiesta sulle elezioni, bensì maturato all’interno della galassia camorristica degli Amato-Pagano.

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