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20 Aprile 2023 - 09:51
Triplice delitto “Dobermann”, ergastolo definitivo per Pagano, Amato jr e Sparano. Tutto da rifare per Biancolella
NAPOLI. Scambio di sicari tra i clan Amato-Pagano e Lo Russo, per mandanti ed esecutori materiali del cosiddetto triplice omicidio “Dobermann” la stangata diventa definitiva. La Prima sezione della Corte di Cassazione ha infatti ribadito gli ergastoli inflitti in primo grado e in appello ai boss Cesare Pagano, Carmine Amato (che incassa il primo fine pena mai irrevocabile) e Oreste Sparano. Per i tre imputati eccellenti a nulla sono valse le confessioni rese nei due precedenti gradi di giudizio e, nel caso di Amato, il maxi-risarcimento offerto alle famiglie delle vittime e il contributo alle indagini che nel 2020 ha consentito agli inquirenti di ritrovare quel che rimaneva dei cadaveri delle vittime, sepolti in un terreno in località Mugnano. Tutto da rifare invece per il quarto imputato, il presunto killer Francesco Biancolella, difeso dagli avvocati Luigi Senese e Savario Senese. I giudici di piazza Cavour, accogliendo le argomentazioni difensive nel merito della responsabilità penale, hanno annullato la condanna all’ergastolo in precedenza inflitta a Biancolella, disponendo quindi la celebrazione di un nuovo processo: gli atti saranno dunque trasmessi a una nuova sezione della Corte d’assise d’appello di Napoli. In attesa di conoscerne le motivazioni, determinante ai fini del verdetto di annullamento potrebbero essersi rivelate le discordanze emerse dai racconti dei tre principali accusatori: i collaboratori di giustizia Carmine Cerrato, Biagio Esposito e, ultimo in ordine di tempo, Antonio Lo Russo. Per Pagano, Amato jr e Sparano la partita giudiziaria è invece ormai chiusa. L’inchiesta ha fatto luce su una mattanza di inaudita ferocia, una punizione esemplare per mettere a posto il capozona del clan Lo Russo che aveva deciso di fare di testa propria. Nell’agosto 2020 era stato risolto dopo undici anni di indagini il terrificante caso di lupara bianca maturato grazie a uno scambio di favori e killer tra la storica cosca di Miano e gli alleati del cartello secondiglianese Amato-Pagano. Sotto un sole cocente furono infatti recuperati in un terreno alle spalle della circumvallazione esterna di Mugnano i corpi, o meglio le ossa, del ras ribelle Francesco Russo “’o dobermann”, del figlio Ciro e del loro guardaspalle Vincenzo Moscatelli. I cadaveri, ormai irriconoscibili, erano sepolti a oltre dieci metri di profondità e sono stati recuperati grazie a un lavoro di scavo andato avanti per oltre 20 giorni e che ha interessato un lotto ampio più di 1.500 metri quadrati. Dopo i cinque ergastoli inflitti in primo grado (Oscar Pecorelli è stato poi assolto in appello), la clamorosa svolta sul caso è arrivata grazie alla confessione di Amato. Quest’ultimo, già reo confesso nel rito abbreviato, ha fornito alcune importanti indicazioni che si sono rivelate determinanti. Il colpo di scena va tra l’altro a inserirsi nel solco delle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Carmi-ne Cerrato (classe 1971), il quale, oltre ad accusare Biancolella, che però si è sempre professato innocente, nel 2015 aveva indicato agli inquirenti il punto nel quale i tre cadaveri erano stati seppelliti. Il luogo esatto si rivelò però poi quello rivelato da Amato jr.
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