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21 Aprile 2023 - 08:57
Dopo aver scontato vent’anni di reclusione per aver trafficato droga per conto del clan Giuliano, la vita gli aveva offerto una seconda possibilità: diventare garante comunale dei detenuti e battersi così in prima persona per difendere i diritti degli ultimi. Lui, Pietro Ioia, quell’opportunità ha però deciso di gettarla al vento e, approfittando del delicato ruolo istituzionale che gli era stato assegnato, è tornato a smerciare dosi e telefonini all’interno del carcere di Poggioreale. Arrestato a ottobre scorso insieme ad altre sette persone, tra cui il ras dei Mele Vincenzo Castello e il “rampollo” dei Contini Antonio De Maria, nelle scorse settimane “Pierino”, dopo il lungo silenzio iniziale, ha deciso di ammettere gli addebiti. Una confessione che potrebbe però non bastare a evitargli la stangata: ieri mattina la Procura ha chiesto per lui 8 anni e 8 mesi di carcere. Con la requisitoria tenuta ieri mattina - pm Fulco e Giuliani - entra dunque nel vivo il processo di primo grado che si sta celebrando con la formula del rito abbreviato. L’ormai ex garante dei detenuti per il Comune di Napoli non è l’unico a rischiare grosso. La Procura ha infatti invocato pene esemplari anche per gli altri sei imputati: Massimiliano Murolo, 8 anni e 4 mesi; Sonia Guillari, 7 anni; Nicola Donzelli, 10 anni; Maria Maresca Cardamone, 6 anni; Antonio De Maria, 10 anni; Vincenzo Castello, 10 anni. Toccherà adesso al collegio difensivo (composto dagli avvocati Domenico Dello Iacono, Marco Bernardo, Claudio Davino, Raffaele Minieri, Massimo Trigari e Massimo De Marco) provare ad aprire uno squarcio nell’impianto accusatorio: nel mirino dei legali dei sette imputati potrebbe finire in particolare l’effettiva sussistenza dell’associazione per delinquere, alla quale non tutti i “sospettati” potrebbero aver pienamente aderito. L’ultima parola spetterà ad ogni modo al gip Miranda, che dovrebbe pronunciare la sentenza entro la fine del prossimo maggio. L’inchiesta che portato Ioia dietro le sbarre aveva svelato l’ennesimo “giro” illecito tra i corridoi di Poggioreale: un affare con cifre a due zeri. L’allora garante dei detenuti avrebbe infatti percepito fino a 850 euro per ogni “pacco” consegnato. Il 14 giugno 2021 Guillari, grazie a un’intercettazione chiave, viene inquadrata insieme a Murolo come la figura preposta alla programmazione degli accessi del garante nel carcere di Poggioreale. Cardamone, consorte del detenuto Donzelli, avrebbe invece consegnato di volta in volta a Guillari i telefonini da introdurre nell’istituto e al contempo gestito le movimentazioni finanziarie del marito, di De Maria e di Castello. Non tutto però è sempre filato liscio. Lo stesso Ioia, nel corso della stessa telefonata, spiegava all’interlocutrice: «Ma noi glieli possiamo dare divisi i telefoni... perché se sta il detector io glieli do, quelli se li prende e passa perché è roba che non suona, tu vedi, io me li metto in culo, lo faccio per il detector della porta centrale, hai capito? Però il telefonino può suonare, perché poi lo tengono nuovo quel coso».
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