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21 Aprile 2023 - 09:03
Stefania Russolillo , se la ricostruzione degli inquirenti sarà confermata, è entrata nell’appartamento di Rosa Gigante con una scusa. Le due donne erano vicine di casa, si conoscevano e anche se non andavano d’accordo mai la 47enne aveva dato segni di violenza. Così, una volta all’interno, è scoppiato il litigio culminato nell’omicidio. C’è poi una variante investigativa, meno battuta ma ancora in piedi, secondo cui c’era l’intenzione da parte della sgradita ospite di rubare soldi e oggetti di valore approfittando che la 72enne era ipovedente. Un’ipotesi avanzata dall’avvocato della famiglia della vittima e che la procura di Napoli non esclude ancora, fermo restando che non è quella principale. Dall’abitazione di vicinale Sant’Aniello non mancherebbe nulla, anche se i familiari non possono controllare perché è sotto sequestro. Da un primo sopralluogo non sono stati notati segni di rapina. Dunque, almeno per il momento, la morte violenta di Rosa Gigante presenta dei lati oscuri. Stefania Russolillo potrebbe aver agito, secondo la tesi prospetta dall’avvocato Hillary Sedu, con un complice che però nessuno ha visto nel palazzo. I poliziotti della sezione “Omicidi” della Squadra mobile della questura (guidati dal dirigente Alfredo Fabbrocini) conducono le indagini a ritmo serrato e stanno visionando in queste ore tutte le telecamere pubbliche e private proprio per identificare eventuali persone sospette in zona all’ora del delitto: intorno alle 12 di martedì scorso. D’altro canto la dinamica del delitto farebbe pensare alla possibile presenza di un (o una) complice di Stefania Russolillo. Rosa Gigante infatti è stata colpita con una martellata alla testa, aveva un filo di ferro intorno al collo e i vestiti parzialmente bruciati. Inoltre aveva inalato fumo e si attende l’esito dell’autopsia, non ancora eseguita, per stabilire con esattezza la causa del decesso. A dare l’allarme l’altro giorno è stato il marito di Stefania Russolillo, allarmatosi quando ha visto la 47enne rincasare con il volto graffiato. Aveva sentito delle urla provenire dal piano di sopra e ha chiesto alla donna cosa fosse successo. «Ho fatto un guaio, ho ucciso la signora Rosa», gli avrebbe risposto la donna che invece in questura ha negato di aver mai pronunciato quelle frasi. Una brutta e contorta storia sulla quale avrà un peso anche la condizione mentale dell’indagata , in cura presso un centro di igiene mentale. Rosa Gigante aveva cinque figli tra cui Donato De Caprio, famoso sui social per lo slogan “Con la mollica o senza?”, titolare di una nota salumeria-paninoteca alla Pignasecca. Ieri una sorella è stata intervistata in due programmi Rai del pomeriggio e, dopo aver invocato giustizia, ha affermato che la madre non apriva la porta a nessuno quand’era sola. Ma non ci sono segni di forzatura della serratura ed evidentemente si era fidata dell’assassina. Oggi intanto è in programma l’udienza di convalida (o meno) del fermo del pubblico ministero De Marco cui è stata sottoposta la Russolillo, assistita dall’avvocato Raffaello Scelsi.
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