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Ospedale San Paolo, Pediatria a rischio chiusura

Ospedale San Paolo, Pediatria a rischio chiusura

NAPOLI. La sanità pubblica in Campania continua a gridare aiuto e pare non esserci nessuno ad ascoltare. In questi anni i presidi ospedalieri, in particolare a Napoli, sono caduti uno dopo l’altro sotto i colpi di carenza di personale e strutture in decadimento. Adesso pare sia arrivato il turno del reparto di pediatria dell’ospedale San Paolo, vero e proprio punto di riferimento – l’unico della zona, invero – per centinaia di migliaia di cittadini residenti tra le zone di Fuorigrotta e Bagnoli. La consigliera regionale del gruppo misto Maria Muscarà dalle colonne del Roma si fa portavoce dei pareri del personale della struttura che vorrebbe evitare la chiusura di un altro reparto fondamentale in una struttura già in difficoltà.

Consigliera, lei si sta spendendo per dare voce alla vertenza dell’Ospedale San Paolo…

«Assolutamente sì. Il rischio di chiusura di quel reparto esiste già da un po’, medici ed infermieri continuano a diminuire e con i numeri attuali è impossibile sostenere un carico di lavoro tanto oberante».

Cosa è stato fatto sino ad ora per evitare il peggio?

«È stata mandata una lettera al direttore generale Verdoliva e al direttore generale del San Paolo. Èdel personale della struttura stessa l’idea – rimasta inascoltata – di chiedere aiuto all’istituzione della Federico II per avere un po’ di medici che possano coprire gli ammanchi di cui si soffre attualmente. Solo chi conosce la situazione può darci le giuste indicazioni, medici ed infermieri vanno ascoltati».

Ci sono dei soldi a disposizione per fronteggiare un tale caos?

«Dovrebbero. Mi farò portavoce di un’interrogazione per sapere che fine hanno fatto i soldi del decreto rilancio, di pandemica memoria. C’erano a disposizione della regione Campania 168 milioni di euro per fronteggiare l’emergenza covid: non si tratta va di comprare solo mascherine, guanti e quant’altro, anzi. L’obiettivo finale di questi fondi era acquistare nuovi macchinari – o ammodernare quelli già presenti – proprio per potenziare complessivamente il sistema sanitario pubblico regionale. Dovrebbero essere ancora disponibili un centinaio di milioni di euro ma se li si lascia a prendere polvere in un cassetto diventa tutto più difficile».

In Campania c’è un problema atavico circa la sanità pubblica?

«Secondo me sì. Innanzitutto perché sulla sanità pubblica è tutto fermo o in retrocessione: il Cardarelli versa in condizioni più che caotiche, gli altri presidi sanitari che ancora ci sono, anche. In più in Campania il privato convenzionato – che si spaccia per pubblico soltanto perché sopperisce alle enormi lacune dello stesso – spadroneggia e si vede».

Che ne è del governatore Vincenzo De Luca?

«E chi lo sa. A favore di telecamera il presidente dice sempre che i soldi per venire incontro alle mancanze e alle difficoltà della regione Campania devono arrivare da Roma, dal governo. Se poi però quando questi soldi arrivano – come nel caso dei decreto rilancio che menzionavo poc’anzi – li lasci ad ammuffire negli angoli di Palazzo Santa Lucia evidentemente vuol dire che non sei in grado di amministrare come dici».

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