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27 Aprile 2023 - 11:03
«Hanno cominciato già a sbarcare famiglie e minori accompagnati, stiamo effettuando le visite mediche, tutto procede». Così Juan Matias Jil, capo missione di Medici senza Frontiere, nel corso di un breve incontro con i giornalisti a margine dello sbarco dei 75 migranti, provenienti da 11 paesi dell'Africa subsahariana, arrivati al porto di Napoli a bordo della nave Geo Barents. «Erano scioccati per la situazione, per il momento, ma in termini di salute stanno bene, sono stabili direi. C'è qualche situazione che stiamo gestendo con l'autorità sanitaria locale ma nulla di grave» dice Jil che dà i primi aggiornamenti sulle condizioni psicofisiche dei migranti prima di raccontare come è avvenuto il salvataggio, lunedì scorso:
«Da qualche giorno eravamo a largo della Libia, acque internazionali. Li abbiamo avvistati dal ponte di comando della nave, c'era un barchino di legno con 75 persone a bordo, tra loro 41 minori (34 non accompagnati e 7 accompagnati), 13 tra donne e bimbe. Tutte le persone che erano sul barchino sono state trasferite a bordo. C'erano anche tanti bambini, 13, tra di loro la gran parte molto piccoli».
«Sicuramente - prosegue il capo missione - mettersi in questo viaggio è il risultato della disperazione delle famiglie che devono affrontare questo modo di viaggiare non avendo alternative legali sicure che consentano di non rischiare la vita propria e delle persone a cui vogliono bene. Dal momento del soccorso fino ad ora sono state 72 ore di navigazione e c'è stata qualche tratta un po' difficile, soprattutto per persone che non sono abituate a essere in mare».
Riguardo all'accoglienza a Napoli, Jil spiega che è stato «tutto molto organizzato, ottimo», ma non manca una nota polemica quando gli viene chiesto un commento sulla designazione del porto che avrebbe ricevuto la nave. «Ci è stato assegnato subito, ma Napoli è a 900 chilometri dal luogo dove abbiamo soccorso, ci sono tanti altri porti più vicini per una quantità piccola di persone. Ma abbiamo visto - prosegue - che la pratica è quella di mandarci più lontano, dove servono più giorni per arrivare, con condizioni meteo non ottime, e poi altrettanti giorni per rientrare in zona: sarà almeno una settimana in cui non potremo essere operativi quando ci sta un grande bisogno, lo abbiamo visto, ci sono tante persone che continuano a fare queste partenze».
Terminate le operazioni al porto di Napoli la Geo Parents salperà nuovamente: «Finiamo lo sbarco e saremo pronti per partire di nuovo: continuiamo la nostra missione di salvare vite nel Mediterraneo centrale».
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