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28 Aprile 2023 - 08:36
NAPOLI. Sbarcano a Napoli i 75 migranti, provenienti da undici Paesi dell’Africa subsahariana, a borso della Geo Barents, la nave di ricerca e soccorso di Medici Senza Frontiere. «I 75 sopravvissuti, tra cui molte donne e bambini, hanno finalmente toccato terra a Napoli - scrive Medici Senza Frontiere in un tweet - Ci auguriamo che ricevano l’assistenza e la protezione che meritano e di cui hanno bisogno. Medici Senza Frontiere continuerà a fornire supporto e cure alle persone in difficoltà in mare».
EFFICACE LA MACCHINA DEI SOCCORSI. Nello scalo partenopeo anche la Protezione Civile della Regione Campania, operativa al porto di Napoli per garantire supporto alla Prefettura di Napoli e alle autorità competenti per lo sbarco dei migranti, con i volontari presenti sono coordinati dalla Sala operativa regionale. Tutti gli sbarcati, tra i quali 35 minori, sono stati trasferiti al Residence dell’Asl Napoli 1 a Ponticelli. Due donne in stato di gravidanza sono state trasferite in ospedale per un monitoraggio precauzionale e potrebbero poi tornare alla struttura di Napoli Est se tutto dovesse procedere regolarmente. Qualcuno presentava lieve disidratazione ma non è stato necessario il ricovero.
MEDICI SENZA FRONTIERE, PARLA IL CAPO MISSIONE. Juan Matias Jil, capo missione di Medici senza Frontiere, ha spiegato che i migranti «erano scioccati per la situazione, per il momento, ma in termini di salute stanno bene, sono stabili direi. C’è qualche situazione che stiamo gestendo con l’autorità sanitaria locale ma nulla di grave». Poi racconta: «Da qualche giorno eravamo a largo della Libia, acque internazionali. Li abbiamo avvistati dal ponte di comando della nave, c’era un barchino di legno con 75 persone a bordo, tra loro 41 minori. Tutte le persone che erano sul barchino sono state trasferite a bordo. C’erano anche tanti bambini, 13, tra di loro la gran parte molto piccoli». E ancora: «Sicuramente mettersi in questo viaggio è il risultato della disperazione delle famiglie che devono affrontare questo modo di viaggiare non avendo alternative legali sicure che consentano di non rischiare la vita propria e delle persone a cui vogliono bene. Dal momento del soccorso fino ad ora sono state 72 ore di navigazione e c’è stata qualche tratta un po’ difficile, soprattutto per persone che non sono abituate a essere in mare». Riguardo all'accoglienza a Napoli, Jil spiega che «è stato tutto molto organizzato, ottimo». Ma non manca una nota polemica quando gli viene chiesto un commento sulla designazione del porto che avrebbe ricevuto la nave: «C’è stato assegnato subito, ma Napoli è a 900 chilometri dal luogo dove abbiamo soccorso, ci sono tanti altri porti più vicini per una quantità piccola di persone. Ma abbiamo visto che la pratica è quella di mandarci più lontano, dove servono più giorni per arrivare, con condizioni meteo non ottime, e poi altrettanti giorni per rientrare in zona: sarà almeno una settimana in cui non potremo essere operativi quando ci sta un grande bisogno, lo abbiamo visto, ci sono tante persone che continuano a fare queste partenze». Terminate le operazioni al porto di Napoli la Geo Parents è pronta a salpare nuovamente: «Continuiamo la nostra missione di salvare vite nel Mediterraneo centrale».
LO SBARCO DELLO SCORSO FEBBRAIO. Uno nuovo sbarco a Napoli, quindi, dopo quello del 6 febbraio scorso, quando nello scalo attraccò la Sea Eye 4 con 106 migranti a bordo , in larga parte da diversi Paesi dell’Africa centro-settentrionale, e due salme. Il tutto dopo che poche ore prima un elicottero, decollato dall’aeroporto di Pontecagnano, aveva trasportato due medici Usmaf e due medici, tre infermieri e un mediatore culturale dell’Asl Napoli 1 Centro a bordo della nave dove erano stati effettuati i tamponi antigenici rapidi, con un solo positivo, e le prime valutazioni. Venti adulti, che erano stati portati all’Ospedale del Mare in un reparto appositamente allestito, con la possibilità, ove se ne fosse presentata la necessità, di individuare altre strutture, in primis il Cardarelli. Due minori, invece, erano stati ricoverati al Santobono. Sempre al nosocomio di Ponticelli, una donna incinta di tre mesi positiva al Covid era stata isolata nel reparto di Ostetricia.
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