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29 Aprile 2023 - 08:47
NAPOLI. Assolto per non aver commesso il fatto, con conseguente scarcerazione immediata. Ecco il perché della sentenza pronunciata ieri al termine del processo di primo grado contro Antonio Architravo, 50enne del centro di Napoli, accusato di estorsione con metodo mafioso. Per i giudici non è stato l’imputato a minacciare gli operai di una ditta edile che stava svolgendo in via Firenze dei lavori di ristrutturazione, ma un’altra persona da individuare. Merito della strategia difensiva dell’avvocato Giuseppe Gallo, che aveva chiesto per l’assistito un giudizio abbreviato condizionato all’esame antropometrico. Per il pubblico ministero Antonio Architravo doveva essere condanna a quattro anni e otto mesi sulla base degli indizi raccolti dagli investigatori nella primavera scorso a proposito di un tentativo di estorsione. L’imputato fu arrestato il 27 maggio 2022 e gli veniva anche addebitata una frase minacciosa rivolta al capo operaio: «Arricettate ’e fierr e jatevenne». Ma i giudici hanno creduto all’innocenza del 50enne, che sempre ha sostenuto di non essere lui l’uomo ripreso dalle telecamere più volte nei pressi del cantiere in sella a una motocicletta. Le indagini erano state avviate a maggio 2021 in seguito della denuncia sporta dal titolare di un’impresa edile, impegnata nei lavori di ristrutturazione di un immobile nel quartiere Vasto-Arenaccia, zona rientrante nella sfera di influenza e controllo del clan camorristico Contini, famiglia aderente allo storico cartello criminale dell’alleanza di Secondigliano. Le analisi dei filmati di videosorveglianza e i transiti del motociclo utilizzato da Antonio Architravo avevano portato alla sua incriminazione, per la prima volta coinvolto in indagini anticamorra. «Non ero io alla guida della motocicletta: avete sbagliato persona. Io vendo calzini alla stazione centrale, non sono un camorrista e non chiedo tangenti». Così si difese dal carcere di Secondigliano l’allora 49enne rispondendo in videoconferenza alle domande del gip durante l’interrogatorio di garanzia. La misura cautelare fu confermata e nemmeno il ricorso al Riesame evitò la continuazione della permanenza in carcere di Architravo. Il quale ha precedenti di polizia per associazione per delinquere semplice, furto, rapina, frode informatica, sequestro di persona a scopo di rapina e truffa. Un profilo non certo immacolato ma in cui mancano completamente anche semplici denunce per camorra e non è una circostanza da poco secondo il penalista. Però investigatori e inquirenti ritennero che avesse agito con metodo mafioso. Una vicenda finita nel migliore dei modi per l’imputato, che ha già lasciato l’istituto di pena in cui è rimasto rinchiuso quasi un anno. Ora la Procura deve decidere se fare ricorso oppure chiudere il caso.
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