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01 Maggio 2023 - 09:20
NAPOLI. La Procura non molla la presa attorno agli ultimi reggenti del clan Mallardo e per la potente cosca con base a Giugliano si profila una nuova stangata. Dopo la retata di giugno scorso, la Direzione distrettuale antimafia, concluse le indagini preliminari, ha ottenuto la fissazione dell’udienza preliminare per dieci presunti esponenti del gruppo capofila dell’Alleanza di Secondigliano. Rischiano dunque il rinvio a giudizio Davide Barbato, Oreste Comite, Michele Di Nardo, Vincenzo La Pignola, Carmine Maione, Antonio Mallardo, Angelo Pirozzi, Antonio Russo, Antonio Seguino e Biagio Vallefuoco. L’udienza è stata fissata per il 16 maggio e non è da escludere che entro quella data gran parte degli imputati chieda di essere giudicata con il rito abbreviato, puntando così a un sostanzioso sconto di pena in caso di condanna. Toccherà ad ogni modo al collegio difensivo (avvocati Leopoldo Perone, Luigi Poziello, Michele Giametta, Salvatore D’Antonio, Celestino Gentile, Gian Paolo Schettino) e provare a limitare i danni, cercando di aprire una crepa nel quadro indiziario. Il blitz era scattato all’alba dell’8 giugno scorso, quando i carabinieri del nucleo Operativo della compagnia di Giugliano in Campania hanno dato esecuzione a un decreto di fermo di indiziato di delitto, emesso dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, a carico di nove persone accusate a vario titolo di estorsione, consumata o tentata, detenzione e porto illegale di armi comuni di sparo, aggravati dalle finalità e modalità mafiose. Le indagini hanno permesso di dimostrare la piena operatività del clan Mallardo, attivo nella città di Giugliano e facente parte dell’Alleanza di Secondigliano, cartello che aggrega i gruppi Contini e Licciardi insediati in un’ampia porzione del territorio metropolitano di Napoli. In particolare, le fasi investigative hanno consentito di evidenziare la presenza di un’articolazione del sodalizio criminale operativa specificatamente sulla fascia costiera della cittadina, in possesso di armi comuni da sparo e dedita, principalmente, alle estorsioni ai danni di imprenditori edili, concessionari di auto, ristoratori, nonché all’imposizione nel conferimento degli oli esausti ai commercianti della zona e all’attività di riscossione e recupero dei crediti. Sono 15 gli episodi contestati e tra gli arrestati figurava anche Michele Di Nardo, considerato esponente di rilievo del clan e di recente scarcerato. Durante le attività di investigazione è emersa la volontà di alcuni degli indagati di porre in essere azioni intimidatorie nei confronti dei carabinieri impegnati nelle indagini. Preoccupati dalle indagini che stava svolgendo, progettavano di appostarsi davanti l’abitazione di un carabiniere per scoraggiarlo con le botte: era diventato un obiettivo sensibile, una vera e propria spina nel fianco del clan Mallardo, uno dei militari dell’arma impegnati nelle indagini coordinate dalla Dda sull’organizzazione malavitosa di Giugliano. Si tratta di un sottufficiale diventato, suo malgrado, l’argomento centrale di un’intercettazione ambientale captata tra alcuni presunti affiliati alla cosca.
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