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Droga, assolto il ras Luongo

Droga, assolto il ras Luongo

Traffico di stupefacenti nell’area flegrea, cade l’accusa associativa: condanna cancellata per “Tonino ’o pazz”

NAPOLI. Secondo gli inquirenti della Dda sarebbe stato l’indiscusso regista di un imponente giro di droga tra il rione Toiano, Monterusciello e via Napoli. Per questo motivo Antonio Luongo, noto a malanapoli come “Tonino ’o pazz”, sicario e braccio destro del boss Gaetano Beneduce, in primo grado era stato condannato a 26 anni di reclusione, pena poi ridotta in appello a 14 anni e infine annullata con rinvio dalla Cassazione: un verdetto, quello che dei giudici di piazza Cavour, che ha fatto da preludio al definitivo crollo dell’inchiesta. Il 45enne ras puteolano ieri mattina è stato infatti assolto dalla Sesta sezione della Corte d’appello di Napoli dall’accusa di associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, rimediando solo 2 anni in continuazione con un’altra sentenza, sempre per droga. Accuse in frantumi pure per Pasquale Fabio Lucci, anch’egli assolto, ma che a differenza di Luongo era stato inquadrato come semplice partecipe alla holding e non come capo e promotore. Il nuovo verdetto della Corte d’appello ha dunque premiato il lavoro difensivo portato avanti dai legali di “Tonino ’o pazz”, gli avvocati Antonio Abet e Andrea Lucchetta, i quali, hanno dimostrato che non sussisteva un sottogruppo del clan Beneduce facente capo a Luongo.

Nel mirino della difesa sono però finite anche le discrepanze emerse dai racconti dei collaboratori di giustizia De Felice e Perrone, i quali hanno, sì, tirato in ballo Luongo indicandolo come «uno che faceva droga», ma non sono stati in grado di indicarne l’autonomia rispetto al cosca. Quanto al ruolo di presunto capo e promotore che Antonio Luongo avrebbe rivestito nell’organizzazione, il tandem difensivo Abet-Lucchetta ha infine evidenziato come le indagini non fossero state in grado di far emergere elementi “qualificanti” circa gli incarichi che il narcos avrebbe effettivamente svolto, andando così in contrasto con i precedenti orientamenti espressi dalla Cassazione, la quale ha da tempo stabilito la necessità di individuare la condotta specifica per giungere a un verdetto di condanna. Il processo definitosi ieri rappresenta il colpo di coda dell’inchiesta che aveva già portato Luongo e Lucci alla sbarra, sempre con l’accusa di traffico di droga: nel secondo filone investigativo le contestazioni hanno però abbracciato il periodo successivo al 2007.

Negli ultimi anni quello di Antonio Luongo “’o pazz” è diventato uno dei volti più noti della malavita flegrea. Il suo nome è balzato con prepotenza alla ribalta della cronaca nel 2019, quando è stato arrestato con l’accusa di essere il killer che nel 2008, in due distinti agguati, avrebbe ucciso Gennaro Perillo “Carrichiello”, Michele Iacuaniello e Gennaro Di Bonito, affiliato al rivale clan Longobardi: una guerra che dopo quattro mesi portò anche ad altri morti. Luongo è inoltre tornato a far parlare di sé anche pochi giorni fa, quando la Corte di Cassazione ha respinto la sua richiesta di poter ascoltare cd di artisti neomelodici al regime del carcere duro. Il 44enne Antonio Luongo si trova infatti da tempo ristretto al 41-bis nel penitenziario di massima sicurezza di Opera.

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