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04 Maggio 2023 - 10:42
Svolta sul delitto del 2008, cinque arresti: il boss “F4” fu il mandante del raid. Il killer pentito Capasso: «Volevamo dare una risposta ai Sacco-Bocchetti»
NAPOLI. I riflettori delle indagini fanno luce sull’ennesimo delitto dell’interminabile e sanguinosa faida di Scampia. Nel mirino della Procura distrettuale antimafia e dei carabinieri del nucleo Investigativo di Napoli finisce ancora una volta il clan Di Lauro di Secondigliano, al quale viene adesso addebitato un nuovo omicidio, fino ad oggi ancora irrisolto: quello di Eugenio Nardi, esponente del clan Sacco-Bocchetti trafitto da una pioggia di piombo nella sua auto il 4 gennaio 2008. La vittima, stando a quanto accertato dagli inquirenti, sarebbe stata punita a morte in quanto sospettata di aver preso parte all’agguato, poi fallito, al “dilauriano” di ferro Daniele Tarantino. In quel preciso momento storico i Sacco-Bocchetti erano tra l’altro sotto attacco della cosca del Terzo Mondo per la loro “girata” in favore degli Scissionisti, nemici giurati dei Di Lauro già dal 2004.
Ebbene, per l’omicidio Nardi ieri mattina sono stati nuovamente arrestati il boss Marco Di Lauro e quattro suoi fedelissimi. L’ordinanza di custodia cautelare è stata eseguita dai carabinieri del comando provinciale di Napoli, oltre che a carico del 40enne ras “F4”, anche di Raffaele Musolino, 40 anni, Pasquale Spinelli, 46 anni, Nunzio Talotti, 44 anni, e Gennaro Vizzaccaro, anch’egli 44enne. Tutti sono a vario titolo accusati di aver preso parte all’omicidio di Eugenio Nardi. Di Lauro jr sarebbe stato il mandante dell’agguato, mentre Talotti avrebbe disposto e coordinato il piano operativo del raid poi consumato in via de Pinedo, a San Pietro a Patierno.
Vizzaccaro avrebbe guidato l’auto con la quale era stata ostacolata la marcia della vittima, che in quel momento si trovava al volante di una Smart, mentre Musolino avrebbe condotto lo scooter in sella al quale si trovava il killer Carlo Capasso (poi pentitosi e già condannato per questa vicenda). Spinelli avrebbe invece procurato e fatto sparire le armi usate per l’agguato, al quale avrebbe preso parte anche Antonello Faiello, deceduto nel corso dell’indagine. A dare l’impulso principale all’inchiesta è stato proprio il collaboratore di giustizia Capasso, che, dopo aver reso diversi interrogatori nel 2010, il 10 febbraio scorso ha ricordato che «dopo il tentato omicidio di Daniele Tarantino, Marco Di Lauro, all’epoca latitante, convocò i fedelissimi nell’abitazione di Gennaro Vizzaccaro. C’erano Raffaele Musolino, Nunzio Talotti, che in quel periodo riferiva al gruppo le imbasciate di Marco Di Lauro».
E ancora: «Di Lauro comunicò la decisione di dare una risposta ai Sacco-Bocchetti, uccidendo Eugenio Nardi, ritenuto responsabile insieme a Costanzo Apice, dell’attentato... Nel corso della riunione Tarantino illustrò le abitudini di Nardi, che si spostava su un Beverly grigio o su una Smart grigia, frequentava via Foria e si recava spesso a San Pietro a Patierno». Dopo alcuni appostamenti, il commando entrò quindi in azione e quella che ne scaturì fu una trappola senza scampo. Furono infatti ben dodici i colpi di pistola esplosi dal killer Capasso.
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