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Santi Severino e Sossio, un tesoro abbandonato

Santi Severino e Sossio, un tesoro abbandonato

A La chiesa è del Fec che l’ha affidata al Touring Club, ma va restaurata

NAPOLI. La chiesa dei Santi Severino e Sossio, in via Bartolommeo Capasso, presso il Decumano inferiore, un complesso monumentale poco valorizzato e poco conosciuto, da restaurare e recuperare al più presto, perché gli sia restituito a pieno titolo l’originario splendore, oggi purtroppo in decadenza, è diventato un caso. Un capolavoro d’arte religiosa, un gioiello del rinascimento napoletano, che sembra avviato al declino. La più bella ecclesia di Napoli, la definì nel 1643 il Capaccio, teologo, storico e letterato italiano. Ha una storia antichissima, la basilica in parola, costruita in stile architettonico barocco agli inizi del decimo secolo, ad opera dei Benedettini, che vi portarono le reliquie di Severino e Sossio (costui compagno di martirio di San Gennaro), e che raggiunse il massimo fulgore nel Cinquecento e nel Seicento, con i suoi 374 metri quadrati di affreschi, preziosi intarsi lignei e marmi di 14 provenienze diverse, dalla Spagna alla Turchia. Tra le tante peculiarità di questa meravigliosa chiesa, è da registrare quella di conservare nella navata e in alcune cappelle, un rarissimo pavimento a commesso marmoreo, un particolare tipo di mosaico a sezioni, con tessere di varie dimensioni, tagliate e accostate nel modo voluto. In termini di criticità, invece, spicca la scarsa manutenzione dell’edificio sacro, con marmi che si sono staccati sull’arco. Poi, la cappella alla destra della tribuna ridotta a polverosissimo sgabuzzino o magazzino di materiale vario, sebbene custodisca uno splendido altare in marmo del Cinquecento ed una statua del Redentore, in condominio forzato con pannelli plastificati, addobbi natalizi, tubi innocenti arrugginiti e un grosso schermo per proiettori. Ma perché, si chiedono in tanti, da parte di chi di competenza almeno non è stata impedita questa triste convivenza, tra l’altro si denuncia rischiosa per la salvaguardia delle tarsie del pavimento? Un caso di totale abdicazione ai compiti dovuti? Cosa dire, ancora, delle sepolture a ridosso della crociera, che sono in condizioni critiche, e delle pesantissime, ingombranti stufe a fungo, ammassate nella cappella di Costanzo? La chiesa dei Santi Severino e Sossio, appartiene al Fondo Edifici di Culto (Fec, ente dello Stato italiano), che dal novembre 2014 l’ha affidata al Touring Club di Napoli, i cui Volontari si occupano del monumento nell’ambito del progetto “Aperti per voi”, una cui iniziativa si è tenuta proprio di recente, suscitando tra i visitatori commenti alteranti con un unico filo conduttore: un tesoro lasciato alla deriva.

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