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Supplica a Pompei, si prega per la pace in Ucraina

Supplica a Pompei, si prega per la pace in Ucraina

La pioggia non ha fermato i tantissimi fedeli che questa mattina hanno preso parte alla cerimonia della Supplica alla Beata Vergine di Pompei. La funzione è stata presieduta dal presidente della Conferenza Episcopale Italiana, il cardinale Matteo Zuppi. È stato il vescovo prelato di Pompei, mons. Tommaso Caputo, a fare il benvenuto al cardinale Zuppi ricordando che quest'anno si pregherà in particolar modo per la pace in Ucraina. A Pompei, da oltre 15 anni, è presente una folta comunità di fedeli ucraini che si ritrovano, ogni domenica, guidati dal loro cappellano per la celebrazione della messa. 

«Gridiamo misericordia! Pace! Nei cuori, tra le nazioni. Tutti concorrano al bene, perché la pace è di tutti. Si fermi l'orrore dalla guerra e si cerchi nel dialogo l'unica vittoria della pace». Così Zuppi nella sua omelia.

«La volontà di Dio è un mondo di pace. Senza pace non c'è vita» ha detto il cardinale, pregando la Madonna e affermando ai fedeli presenti che proprio il suo esempio «ci ricorda che siamo fratelli tutti perché per lei tutti sono figli. Caino non ha imparato a dominare il suo istinto, anzi si è lasciato guidare da questo, non ascoltando la voce di Dio che pure continua a parlare». 

1La guerra ha sempre un'incubazione - ha ricordato poi il porporato - cresce con la rassegnazione di fronte ai problemi, con il cinismo di rimandarli e fare finta, con i terribili interessi economici che spingono gli uomini a costruire lance invece di falci, a distruggere i granai e costruire follemente nuovi arsenali e nuovi ordigni per distruggersi». 

Una scelta, quella per la pace che, ha poi detto il presidente della Cei, che rappresenta un assoluto. «Non c'è via di mezzo. - ha detto - “Chiunque odia il proprio fratello è omicida". Il seme del male è sempre terribile e purtroppo fertile. Ma anche quello dell'amore ha una forza straordinaria».

Da qui il suo invito a non cedere alla rassegnazione anche in un momento così difficile in Europa e nel mondo. «Non accettiamo la logica di non fare nulla, che spinge a restare a guardare il cielo». «Nulla è impossibile a chi crede. - ha concluso Zuppi - Lavorare per la pace significa credere che un poco di buono può diventare un uomo buono, come quei tanti poveri figli di detenuti aiutati a liberarsi dalla condanna e aiutati ad essere sé stessi, perché nessuno nasce perduto, ma si perde perché nessuno se lo carica sulle spalle».

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