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Festival sviluppo sostenibile, attivisti contestano Lollobrigida

Festival sviluppo sostenibile, attivisti contestano Lollobrigida

Attivisti per l'ambiente fanno irruzione nella Chiesa dei Santi Marcellino e Festo, a Napoli, dove si svolge la seconda giornata del Festival dello Sviluppo Sostenibile.

Nel pomeriggio, tra gli interventi, anche quello in videocollegamento del ministro dell'Agricoltura e della Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida, preso di mira da un gruppo di manifestanti 'armati' di striscioni e cartelli per invocare un impegno verso una "transizione ecologica alimentare".

«Complimenti a voi - così un attivista, intervenuto al microfono durante l'iniziativa, che si svolge negli spazi dove hanno sede anche alcuni dipartimenti dell'università Federico II - perché date spazio, senza alcun imbarazzo, a un ministro che parla di sostituzione etnica e razza italiana. Riteniamo inaccettabile che nei luoghi della formazione possano parlare personaggi come Francesco Lollobrigida. Siamo stanche e stanchi del greenwashing. Siamo stanche e stanchi - queste le tesi degli ambientalisti - di leggere parole come "futuro" e "sostenibile" affianco a sponsor come Unicredit, secondo istituto bancario italiano per finanziamento ai combustibili fossili. La transizione ecologica non si farà a braccetto con chi finanzia la devastazione e l'avvelenamento del pianeta». 

«Parlare di "alimentazione di qualità" affiancandosi alla grande filiera dello sfruttamento agroalimentare puzza di ipocrisia, perché crediamo che l'antispecismo sia anticapitalismo e che questo binomio imprescindibile ma sottovalutato vada fatto emergere con forza e determinazione. Chi, come il ministro Lollobrigida, parla di "sostituzione etnica" e "razza italiana" deve stare alla larga - fisicamente e telematicamente - da Napoli e dai nostri luoghi della formazione. Le università - concludono - sono e resteranno antifasciste, antirazziste e antisessiste solo se le cellule attive che si battono quotidianamente dentro e fuori la stesse per un mondo più giusto resteranno a presidiarle». 

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