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Faida di Ponticelli, scarcerato Baldassarre

Faida di Ponticelli, scarcerato Baldassarre

Respinta la richiesta del pm. Resta dietro le sbarre l’emergente capozona Mammoliti: per gli inquirenti stava organizzando un nuovo gruppo

NAPOLI. Di quelle pistole non ne sapeva nulla e l’unico motivo per cui, a suo dire, sarebbe scappato dalla polizia era perché si trovava in compagnia di un pregiudicato e non voleva cacciarsi in un nuovo guaio giudiziario. Massimiliano Baldassarre, alias “’a serpe”, noto estorsore imparentato con il clan Rinaldi di San Giovanni a Teduccio, da ieri pomeriggio è di nuovo un uomo libero. Arrestato all’alba di lunedì con l’accusa di armi e resistenza a pubblico ufficiale, il 56enne è stato “graziato” dal gip del tribunale di Nola, che pur convalidando l’arresto, ha ritenuto insussistenti i gravi indizi di colpevolezza raccolti a suo carico: per lui il giudice ha così disposto l’immediata scarcerazione.

L’udienza si è invece conclusa con tutt’altro esito per l’altro indagato, il 20enne Fiorentino Eduardo Mammoliti, nipote del rad Bruno Solla “Tatabill”, ucciso poche settimane fa in un agguato di camorra nei pressi del lotto 0 di Ponticelli: per lui il gip ha infatti disposto la custodia cautelare in carcere. Sulla testa di Mammoliti e Baldassarre pende ad oggi un sospetto piuttosto pesante, oltre che inquietante. Gli inquirenti ipotizzano che i due si trovassero insieme in quanto starebbero lavorando all’organizzazione di un nuovo clan: un terzo gruppo pronto a inserirsi nella faida che da anni vede contrapporsi i De Micco-De Martino, adesso coadiuvati dai D’Amico, ai De Luca Bossa-Minichini.

Al momento è bene precisarlo si tratta però soltanto di una mera ipotesi investigativa. Di certo c’è che tre giorni fa, grazie un blitz lampo innescato da una soffiata, i poliziotti del commissariato Decumani, presentandosi alle prime luci del mattino, al rione Caravita di Cercola, sono riusciti a sequestrare due pistole oliate e pronte all’uso, decine di munizioni e un impianto di videosorveglianza. Le armi, poco prima dell’arrivo degli agenti, sono state lanciata da una finestra e subito sequestrate. Sul punto, il nipote del defunto ras Solla, storicamente ritenuto vicino ai De Luca Bossa, ha sostenuto di non avere la minima idea della loro provenienza e di non averle mai custodite nella propria abitazione.

Pertanto l’emergente capozona ha sollecitato gli inquirenti a effettuare tutti gli accertamenti tecnici del caso: esami che, a suo dire, finirebbero per scagionarlo. Quanto alle telecamere, Mammoliti ha spiegato di averle installate in quanto, tornato da poche settimane a piede libero, temeva per la propria incolumità, soprattutto dopo il recente agguato ai danni dello zio “Tatabill”. Massimiliano Baldassarre ha infine spiegato al gip di non essere mai stato a conoscenza del fatto che il giovane amico potesse custodire delle armi in casa e di essere scappato dalla polizia perché temeva un nuovo arresto. Il giudice Critelli, accogliendo solo in parte la linea della Procura, ha così rigettato la richiesta di custodia cautelare a carico di “’a serpe”, disponendone l’immediata scarcerazione per carenza di gravi indizi di colpevolezza. Per Mammoliti, considerando la flagranza del reato, è stata invece stabilita la permanenza dietro le sbarre.

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