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Delitto Perrotta, ultimo atto: stangata per i killer del Bakù

Delitto Perrotta, ultimo atto: stangata per i killer del Bakù

Terza faida di Scampia, condanna definitiva a 30 anni per Brandi e Ciccarelli. I due sicari colpevoli dell’attacco alla Vanella, ma evitano l’ergastolo

NAPOLI. Reduci dall’ergastolo incassato in primo grado, in appello avevano ottenuto trent’anni di reclusione a testa: uno “sconto” clamoroso, che gli aveva permesso di spazzare via la prospettiva di trascorrere dietro le sbarre di un carcere il resto della propria vita. Vincenzo Brandi e Armando Ciccarelli, sicari dello Chalet Bakù accusati dell’omicidio di Paolo Perrotta, speravano però in un’ulteriore riduzione di pena o forse addirittura in un completo ribaltamento del verdetto. Stavolta però le loro aspettative sono state deluse. La Corte di Cassazione ha infatti rigettato i ricorsi avanzati dai loro legali, rendendo così definitive le condanne inflitte loro in secondo grado.

Il verdetto degli Ermellini della Prima sezione è arrivato nella tarda sera di mercoledì e ha sostanzialmente confermato l’esito del processo di appello definitosi il 20 luglio dello scorso anno, quando Brandi, difeso dall’avvocato Dario Carmine Procentese, e Ciccarelli, difeso da Renato D’Antuono, dopo essere stati condannati in primo grado alla pena dell’ergastolo, si sono visti rideterminare la pena in trent’anni di carcere a testa. In precedenza era invece uscito dal processo il presunto mandante del delitto Perrotta, il boss Giuseppe Montanera, assolto già in primo grado e poi anche in appello nonostante il ricorso della Procura. Tutti e tre erano accusati di aver a vario titolo preso parte all’omicidio di Mario Perrotta, assassinato nell’ottobre del 2012, all’alba della terza faida di Scampia: la breve, ma feroce guerra di camorra che vide per quasi due anni il clan Abete-Abbinante-Notturno contrapporsi ai ribelli della Vanella Grassi, spalleggiati a loro volta dai Marino e dai Leonardi di Secondigliano.

Sulla testa di Montanera, Brandi e Ciccarelli pendevano le accuse rese da diversi collaboratori di giustizia, ultimo in ordine di tempo il sicario reo confesso Giuseppe Ambra. I colpi di scena non sono però finiti con l’assoluzione di Montanera: i giudici di secondo grado, accogliendo le argomentazioni dei difensori Procentese e D’Antuono, avevano infatti rideterminato la pena in ordine ai reati satellite, cioè il possesso delle armi. In primo grado erano stato tra l’altro già cancellate le aggravanti dei motivi futili e abietti. Sia Brandi che Ciccarelli hanno così ottenuto trent’anni di carcere a testa. Quello di Mario Perrotta fu un omicidio “eccellente”. Il 27enne fu infatti assassinato nell’ottobre 2012, nel pieno della terza faida di Scampia.

Considerato uomo molto vicino al capopiazza Paolo Maoloni, figura di spicco dei Leonardi di Secondigliano e quindi della Vanella, già in quel periodo egemone nella Vela Celeste, sarebbe stato ucciso per una vendetta trasversale. Le indagini portarono alla cattura del gotha del clan degli Scissionisti, in particolare del gruppo Abete-Notturno con base allo Chalet Bakù di Scampia. Dopo il blitz del 2019, le indagini sul caso sembravano essere arrivate a un punto di svolta ed effettivamente il successivo sviluppo dell’iter giudiziario appena concluso ha in buona parte confermato le ipotesi della pubblica accusa.

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