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17 Maggio 2023 - 09:36
NAPOLI. Patto di sangue tra la mala di Cavalleggeri d’Aosta e quella del rione Traiano, dopo la stangata rimediata lo scorso anno in primo grado, per il ras Alessandro Giannelli e i suoi presunti complici si profila un altro verdetto esemplare. Ieri mattina il procuratore generale ha tenuto la propria requisitoria, chiedendo la conferma di tutte le precedenti condanne. Entra così nel vivo il processo di secondo grado che si sta celebrando innanzi alla Quarta sezione della Corte d’assise d’appello di Napoli e a rischiare grosso è soprattutto il boss Giannelli, alias “Schwarz”, che potrebbe vedersi ribadire la pena dell’ergastolo: per lui l’accusa è infatti quella di essere il responsabile dell’omicidio di Rodolfo Zinco “’o gemello”.
In primo grado Alessandro Giannelli ha pagato a caro prezzo l’accordo con il clan Cutolo del rione Traiano per eliminare il rivale Rodolfo Zinco “’o gemello”, volto storico della Nuova mafia flegrea, trucidato a colpi di pistola il 22 aprile 2015 per aver tentato di farsi nuovamente largo negli affari criminali di Napoli Ovest a discapito proprio della cosca capeggiata da “Schwarz”. Imputato con l’accusa di essere stato mandante, organizzatore e coesecutore del delitto, Gianelli è stato condannato alla pena dell’ergastolo.
Condanne di assoluta consistenza anche per gli altri imputati, a vario titolo accusati di associazione mafiosa, armi e racket. Alessandro Giannelli non era però il solo a rispondere dell’omicidio di Rodolfo Zinco. Per la stessa vicenda era infatti imputato anche il capozona del rione Traiano, Patrizio Allard, che grazie all’esclusione della premeditazione è riuscito a evitare il carcere a vita, rimediando 30 anni di reclusione.
Il quarto uomo del commando (gli altri sarebbero stati Giannelli e l’ex boss Gennaro Carra), Maurizio Bitonto, difeso dall’avvocato Rocco Maria Spina, ha rimediato 20 anni di reclusione, nonostante la richiesta di condanna all’ergastolo. Secondo la ricostruzione accusatoria, sarebbe stato lui a guidare lo scooter con il quale ha accompagnato Giannelli su sulla scena del crimine. Quanto agli altri imputati, l’estorsore Francesco Cutugno “’o micione” ha incassato14 anni in continuazione con altra sentenza, rimediando di fatto 9 anni.
Marco Battipaglia è stato condannato a 11 anni di carcere, Alessandro De Falco, Pasquale De Vita, Diego Iuliano e Gennaro Marrazzo a 5 anni e 4 mesi, mentre Aniello Mosella ha incassato 10 anni di reclusione. Condanne che adesso rischiano di essere tutte confermate. Toccherà al collegio difensivo (avvocati Gennaro Pecoraro, Antonio Rizzo, Rocco Maria Spina e Giuseppe Perfetto) provare ad aprire una crepa nel quadro indiziario. Le indagini sul caso sono arrivate a una svolta grazie al pentimento eccellente di Gennaro Carra, che con le sue rivelazioni a contribuito a fare luce sull’assassinio di Zinco. “’O gemello”, dopo la scarcerazione, voleva rientrare in affari e questo sarebbe bastato a far scattare il regolamento di conti ordito da Giannelli, che gli sarebbe costato la vita.
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