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Ponticelli, catturato il reggente dei “Bodo”

Ponticelli, catturato il reggente dei “Bodo”

NAPOLI. “Brodino”, da reggente del clan De Micco, avrebbe messo sotto scacco un imprenditore a settembre scorso senza mai mollarlo fino a costringerlo di fatto a chiudere l’attività. Ma il suo secondo “lavoro” non passava inosservato, derivante dal primo, e gli investigatori della Squadra mobile della questura di Napoli con i colleghi del commissariato Ponticelli lo hanno incastrato attraverso una serie di indizi culminati in un’ordinanza di custodia cautelare eseguita l’altro ieri sera. Per il 27enne Antonio Nocerino, tornato in libertà alla fine dell’anno scorso, sono scattate le manette e il trasferimento nel carcere di Secondigliano. Deve sempre essere ritenuto innocente fino all’eventuale condanna definitiva. Secondo l’accusa il giovane ras, cugino di Matteo Nocerino finito in manette per la stesa in piazza Volturno 24ore dopo l’omicidio di Vincenzo Costanzo, avrebbe estorto a un imprenditore in 8 mesi circa 30mila euro, compresa la rata natalizia del pizzo. I poliziotti della sezione Criminalità Organizzata della Mobile (dirigente Alfredo Fabbrocini, vice questore Andrea Olivadese) sarebbero partite da notizie provenienti dal territorio, acquisendo poi testimonianze e immagini di videosorveglianza. Cosicché il gip presso il tribunale di Napoli, su richiesta della procura antimafia che ha coordinato l’inchiesta, ha firmato il provvedimento restrittivo. L’indagato “Brodino” dovrà rispondere di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso e rapina ai danni di un operatore economiche che lavora a Ponticelli. La misura cautelare compendia un’attività d’indagine condotta dalla Squadra mobile, con l’importante collaborazione del commissariato Ponticelli, il cui momento decisivo si è avuto con l’individuazione di Antonio Nocerino quale presunto responsabile della pressione illecita sull’imprenditore. Tant’è vero che le investigazioni hanno permesso di raccogliere gravi indizi di colpevolezza a carico dell’indagato, indiziato di aver estorto la notevole somma, avvalendosi della capacità intimidatoria del clan De Micco, conosciuto nel quartiere e in tutta Napoli come il gruppo dei “Bodo”. La vittima, oltre a subire il danneggiamento della propria attività, è stata altresì costretta addirittura a chiuderla per l’esosità delle richieste di pizzo. I Nocerino sono saliti recentemente alla ribalta nelle ultime settimane. Di Antonio “Brodino” il nostro giornale ha scritto il 3 maggio scorso a proposito di coloro che starebbero reggendo il clan De Micco in assenza del ras Marco De Micco, detenuto per l’omicidio di Carmine D’Onofrio, figlio naturale di Giuseppe De Luca Bossa. Tra essi era indicato proprio il 27enne arrestato l’altro ieri, subito finito nel mirino degli investigatori. Poi è stata la volta del cugino Matteo Nocerino, cresciuto a San Rocco sotto l’egida dei “Bodo”, sposato con una delle figlie del boss del Conocal Antonio D’Amico “Fraulella”. Parentele acquisite che secondo gli investigatori più esperti hanno scombussolato l’equilibrio di una parte della camorra del quartiere.

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