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Notte di sangue in Galleria Umberto, il baby-accoltellatore confessa

Notte di sangue in Galleria Umberto, il baby-accoltellatore confessa

NAPOLI. «È vero, abbiamo litigato e c’è stata la colluttazione. Ma mi ha provocato e ho reagito per difendermi». Davanti al pubblico ministero, il 14enne F. A. ha fornito una sua versione dei fatti in merito all’accoltellamento del coetaneo U.M., l’altra notte nella Galleria Umberto I nei pressi di un noto negozio di abbigliamento. Lui era in compagnia della fidanzata di qualche mese più piccola, corteggiata pure dall’altro. Ecco il motivo del diverbio intorno alla mezzanotte nel cuore della movida napoletana, ricostruito dagli attenti poliziotti della sezione “Omicidi” della Squadra mobile della questura (dirigente Alfredo Fabbrocini, vice questore Luigi Vissicchio, commissario Franco Penna). Sono stati loro a risolvere il caso a tempo di record (ferma restando la presunzione d’innocenza dell’indagato fino all’eventuale condanna definitiva), ricostruendo la vicenda a partire dalle tracce lasciate dai rivali in amore sui social. Gli investigatori hanno così scoperto che i due si conoscono, pur abitando uno ai Quartieri Spagnoli e l’aggressore a Melito, ed erano entrati in rotta di collisione proprio per la minorenne. La quale, sentita come testimone, ha confermato il racconto del fidanzato. F.A. ha ammesso di essere uscito da casa con il coltellino in tasca, «ma solo per difesa personale», ha precisato. «A un certo gli animi si sono accesi e ho temuto che Ugo potesse farmi male e mi sono difeso. Non volevo ammazzarlo e spero che si riprenda presto. Mi dispiace». La dichiarazione è stata acquisita agli atti e ora la difesa cercherà di ottenere il ritorno a casa del 14enne, quantomeno agli arresti domiciliari, contando pure sull’assenza di precedenti a carico. Le accuse per lui sono di tentato omicidio e porto di arma da taglio, contestagli nel fermo di indiziato di delitto compiuto dalla polizia nella tarda mattinata di domenica. Gli investigatori sono risaliti a lui partendo dal social TikTok, il più diffuso tra giovani e giovanissimi. Sul profilo di U.M. c’erano diversi video con riferimenti al coetaneo di Melito, con cui era in contatto. Altre tracce portavano alla ragazza contesa, nel frattempo sentita a verbale dai poliziotti della Mobile. È così emerso il possibile movente e da Napoli i rappresentanti dello Stato sono partiti per la cittadina a nord, svegliando dal sonno il “sospetto”. In casa sono stati trovati gli indumenti indossati poche ore prima mentre si trovava nella Galleria e veniva ripreso dalle immagini delle telecamere. La scena dell’accoltellamento, per una questione di angolazione, non è stata ripresa. Però il video ha fornito un aiuto ulteriore per la ricostruzione della drammatica notte. Sia U.M. che F.A. non appartengono a famiglie di malavita né delinquono. Se il melitese fosse uscito senza il coltello la nottata sarebbe finita con una scazzottata. Invece l’abitudine dei minorenni a mettersi in tasca lame e lamette, probabilmente per un’insensata moda, rischia ogni fine settimana di provocare eventi gravissimi. Lo conferma la storia recente della città.

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