Cerca

Rapine con il “filo inverso”, azzerata la banda di Miano

Rapine con il “filo inverso”, azzerata la banda di Miano

NAPOLI. Un virus, il trojan, nel cellulare di uno degli indagati e una telecamera nel covo di Miano. Così i carabinieri sono riusciti a raccogliere gli indizi per incastrare una banda di rapinatori dai volti puliti, artefici di un modus operandi rivoluzionario: seguivano le vittime, rappresentanti di preziosi e raccoglitori di soldi dai grandi centri commerciali dell’area a nord di Napoli, per settimane allo scopo di studiare le loro abitudine e non dopo che avevano acquisito i soldi. La tecnica del filo inverso, l’hanno definita i carabinieri del Nucleo investigativo del comando provinciale di Napoli, autori dell’indagine culminata in 6 misure di custodia cautelare emesse dal gip ed eseguite ieri a carico di Enzo Chianese, 46 anni; Vincenzo Musella, 37; Santo Petito, 31; Guglielmo Pellegrino, 65; Salvatore Esposito, 57; Federico Minieri, 51enne, tutti di Secondigliano e Scampia. Gli indagati (da ritenere innocenti fino all’eventuale condanna definitiva) sono accusati di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di rapine aggravate dall’uso di armi. In particolare la Procura di Napoli nord, che ha coordinato le investigazioni, contesta lorio due rapine in particolare: una commessa a Casoria e l’altra a Frattamaggiore. Mentre è rimasta soltanto un’idea, quanto mai suggestiva, quella di un colpo milionario in Belgio con maschere teatrali, già acquistate, come la banda di rapinatori nel film “Point Break” del 2015. Decisive, ai fini dell’incriminazione dei sei soci, si sono rivelate due mosse: il virus informatico inoculato nel cellulare di Enzo Chianese e l’installazione nel covo di vico Valente a Miano, dove il gruppo pianificava i colpi, di una telecamera. I carabinieri l’hanno piazzata di notte dopo aver intercettato al telefonino alcune conL’INCHIESTA La paranza di vico Valente era pronta a fare un colpo grosso in Belgio Rapine con il “filo inverso”, azzerata la banda di Miano versazioni utili a localizzare il luogo, stando molto attenti a che nessuno in zona si accorgesse dell’operazione. Così i rapinatori hanno continuato a parlare liberamente, dividendosi i ruoli per controllare i movimenti delle vittime. La tecnica del filo inverso consisteva in tre fasi: individuare gli agenti di commercio e gli imprenditori potenziali bersagli; studiare le loro abitudini per calendarizzare i giorni in cui effettuavano il versamento di danaro presso le banche; assalirli con azioni repentine e l’uso di armi da fuoco per intimidirli. Per spostarsi gli indagati utilizzavano due autovetture e altrettanti motociclette con targhe contraffatte. La prima rapina è avvenuta il 23 aprile scorso ai danni di un agente di commercio, al quale sono stati sottratti argenti, argenti con pietre preziose e vetri per 1.500 auro di valore e un tablet. Il secondo colpo ricostruito risale invece al 26, tre giorni dopo. In quel caso a un imprenditore sono stati portati via 11mila euro in contanti che l’uomo stava andando a depositare gli incassi di una nota catena di detersivi e di vari negozi. Per il colpo in Belgio, da attuare con un basista romeno, i complici avevano acquistato in un laboratorio teatrale a 500 euro ognuna le maschere con tratti somatici di una persona diversa.

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Il Roma

Caratteri rimanenti: 400

Logo Federazione Italiana Liberi Editori