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Mazzata all’ex garante Ioia, condannato a quasi 8 anni

Mazzata all’ex garante Ioia, condannato a quasi 8 anni

Traffico di droga e telefonini a Poggioreale, nessuno sconto per “Pierino”

NAPOLI. In videocollegamento dal carcere calabrese nel quale si trova da mesi detenuto ha atteso in religioso silenzio il pronunciamento del giudice. Alla lettura della sentenza di condanna che l’ha inchiodato a una pena di 7 anni e 8 mesi di reclusione non ha fatto una piega: ha incassato il verdetto e ha archiviato definitivamente ogni sogno di gloria.

Pietro Ioia, l’ex narcos del clan Giuliano che immaginava una nuova vita di riscatto sociale grazie all’incarico di garante comunale dei detenuti, alla fine è stato riconosciuto colpevole di aver introdotto droga e telefonini nella casa circondariale di Poggioreale. Non è andata molto meglio neppure agli altri coimputati e presunti complici, ai quali il giudice del rito abbreviato ha inflitto complessivamente oltre 50 anni di reclusione.

Questo, nel dettaglio, il verdetto pronunciato ieri mattina al termine del rito abbreviato: Massimiliano Murolo, 6 anni e 8 mesi; Sonia Guillari, 6 anni e 8 mesi; Pietro Ioia, 7 anni e 8 mesi; Nicola Donzelli, 8 anni; Maria Maresca Cardamone, 6 anni; Vincenzo Castello, 8 anni; Antonio De Maria, 8 anni. Nel corso del processo nessuno degli imputati, Ioia compreso, ha ammesso gli addebiti: circostanza della quale il giudice sembra aver tenuto molto conto, tant’è che il verdetto ha rispecchiato in pieno le aspettative della pubblica accusa, la quale aveva invocato pene solo di poco superiori tra i 6 e i 10 anni di carcere rispetto a quelle poi effettivamente inflitte.

Lette le motivazioni della sentenza, il collegio difensivo (avvocati Domenico Dello Iacono, Marco Bernardo, Claudio Davino, Raffaele Minieri, Massimo Trigari e Massimo De Marco ) valuterà nelle prossime settimane il da farsi in vista del ricorso in appello. L’inchiesta che a ottobre scorso ha portato Pietro Ioia dietro le sbarre aveva svelato l’ennesimo “giro” illecito tra i padiglioni di Poggioreale: un affare con cifre a due zeri.

L’allora garante dei detenuti avrebbe infatti percepito fino a 850 euro per ogni “pacco” consegnato. Il 14 giugno 2021 Guillari, grazie a un’intercettazione chiave, viene inquadrata insieme a Murolo come la figura preposta alla programmazione degli accessi del garante nel carcere di Poggioreale. Cardamone, consorte del detenuto Donzelli, avrebbe invece consegnato di volta in volta a Guillari i telefonini da introdurre nell’istituto e al contempo gestito le movimentazioni finanziarie del marito, di De Maria, figlio di uno storico capozona dei Contini, e di Castello, emergente ras della mala di Pianura. Non tutto però è sempre filato liscio.

Lo stesso Pietro Ioia, nel corso della stessa telefonata, spiegava all’interlocutrice: «Ma noi glieli possiamo dare divisi i telefoni... perché se sta il detector io glieli do, quelli se li prende e passa perché è roba che non suona, tu vedi, io me li metto in culo, lo faccio per il detector della porta centrale, hai capito? Però il telefonino può suonare, perché poi lo tengono nuovo quel coso». Parole scottanti, che di lì a pochi mesi ne avrebbero fatto scattare l’arresto, spazzando via il sogno del riscatto sociale.

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