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Il Vomero trasformato in un fast food a cielo aperto

Il Vomero trasformato in un fast food a cielo aperto

NAPOLI. La scomparsa dei negozi storici del Vomero sta radicalmente trasformando il quartiere, impoverendo il suo tessuto commerciale e non solo. Non a caso, come sottolineato da Gennaro Capodanno, presidente del Comitato Valori Collinari, la chiusura del Bar Daniele, esportatore internazionale di prodotti dolciari, è solo la punta dell'iceberg di un mutamento che si è intensificato nel corso del XXI secolo. Lo stesso avvento delle isole pedonali ha portato a un'imponente proliferazione di attività di somministrazione di cibi e bevande a scapito dei negozi storici, patrimonio culturale e identitario del territorio. Il presidente annota tra le cause della loro scomparsa, «sicuramente la mancata regolamentazione e controllo sull'espansione di queste nuove attività, che stanno invadendo il suolo pubblico e causando disagi ai residenti». Complice la proroga temporanea dell'occupazione di suolo pubblico all'esterno dei locali, concessa durante la pandemia, che ha generato un vuoto normativo e favorito l'espansione incontrollata di queste nuove attività, evidenziando l'impreparazione dell'Amministrazione comunale. Da qui il via libera all'opportunismo e al mancato rispetto del codice della strada: spesso i gestori dei locali non rispettano l'uso consentito dei marciapiedi e li occupano un po' alla rinfusa con gazebi, tavoli, sedie, ombrelloni e altro ancora, ostacolando il transito dei pedoni e, soprattutto, delle persone con disabilità. Dunque, un’occupazione invasiva, che non comporta solo una perdita di esercizi commerciali, ma anche di siti culturali e ricreativi come librerie e cinema. Questo danneggia il quartiere limitando la diversificazione dell'offerta commerciale e concentrando le attività in un unico settore. Capodanno ritiene inevitabile richiamare la revoca della legge Bersani, che «ha favorito la proliferazione di attività simili nella stessa zona, trasformando il Vomero in un “fast food a cielo aperto”, con addirittura sei bar concentrati in un'unica piazza». Questa crisi commerciale ha generato non solo disturbi e schiamazzi che rendono il quartiere invivibile, anche durante i giorni feriali, ma ha anche influito sulla qualità del turismo. «Al Vomero non c'è più nessun negozio storico in grado di attrarre un turismo di qualità, oggi sostituito da un turismo povero, “da mordi e fuggi” che si accontenta di spendere poco per dormire, poco per mangiare e niente in attività commerciali di livello», fa notare con lucidità dei fatti il presidente. E i residenti, come reagiscono? «In realtà, mostrano una sorta di resilienza nel tutelare i propri diritti e il quartiere. Addirittura, si osserva una graduale assuefazione a questo fenomeno che si è diffuso diluito nel tempo. Un analogo episodio – racconta Gennaro Capodanno - si è verificato quando, preoccupato per la sicurezza e il rumore, ho protestato contro il volo a bassa quota degli aerei sul Vomero. Alcuni mi dissero che col tempo ci si abitua, che i rumori gradualmente sarebbero svaniti. E così è stato. Questo evidenzia la capacità umana di adattarsi a situazioni di disagio quando si presentano gradualmente, come nel caso della scomparsa degli esercizi storici». Dinnanzi alla rassegnazione e alla stanchezza dei residenti, Capodanno passa il testimone ai più giovani, «potenziali artigiani di una città a misura d'uomo con servizi efficienti, trasporti funzionanti, strade pulite e luoghi culturali aperti. Sono necessarie iniziative civili come flash mob e sit-in che stimolino le istituzioni, superando l'interesse personale e abbracciando una visione locale e nazionale capace di invertire questa tendenza distruttiva».

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