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29 Maggio 2023 - 10:11
«Non lo riconosco, mi dispiace». Poche, pochissime parole, ma che rischiano di tramutarsi nella pietra tombale del processo che avrebbe dovuto inchiodare Giuseppe Troncone, figlio del ras di Fuorigrotta Vitale Troncone, alle proprie responsabilità. Sulla testa del rampollo della mala flegrea pende infatti la pesante accusa di aver compiuto una serie di pestaggi “mirati” al fine di imporre la propria egemonia nel quartiere. Intervenuto nell’ultima udienza del processo che vede il 25enne alla sbarra, il testimone chiave, nonché parte offesa, ha però sostenuto di non riconoscere in Giuseppe Troncone l’uomo che l’ha ridotto a una maschera di sangue mentre compiva un furto. Una battuta d’arresto, che potrebbe adesso avere esiti imprevedibili. Di Troncone junior il nostro giornale era tornato a occuparsi a inizio mese, quando per lui è scattata l’inattesa scarcerazione. A poche ore da Udinese-Napoli, Troncone jr ha così lasciato la casa di reclusione di Secondigliano in cui si trovava ristretto da ottobre scorso per fare ritorno nella propria abitazione di via Caio Duilio. La Prima sezione penale collegio A, presidente Conte, ha infatti accolto l’istanza di revoca della misura cautelare presentata dai difensori del 25enne, gli avvocati Antonio Abet e Andrea Lucchetta, i quali hanno puntato sull’attenuazione delle esigenze cautelari. Il colpo di scena è scattato dopo che nelle scorse settimane uno dei due accusatori di Giuseppe Troncone aveva fornito in aula una ricostruzione dei fatti a dir poco lacunosa. Tutt’altro che stringenti anche gli elementi emersi dai video esaminati, i quali avrebbero dovuto mostrare almeno parte dell’aggressione di cui il rampollo di rese protagonista. L’arresto di Giuseppe Troncone era avvenuto nell’autunno scorso, quando il giovane, capito che sarebbe stato stanato dopo il pronunciamento della Cassazione in merito alla misura cautelare, ha anticipato i tempi di qualche ora. Così di prima mattina Giuseppe Troncone, incensurato di Fuorigrotta figlio del ras Vitale, si è consegnato in questura, dove gli hanno notificato un’ordinanza di custodia cautelare per lesioni gravi e rapina con l’aggravante delle modalità mafiose. Le accuse riguardano il pestaggio di due giovani del rione Traiano, Domenico Marcone, lo stesso nell’ultima udienza ha fallito il riconoscimento, e Carmine Di Napoli, il 2 ottobre 2021. Era un periodo di forte fibrillazione negli ambienti di malavita dell’area flegrea, ma le vittime non erano (e non sono) organiche a nessun clan. Ecco perché l’episodio (per il quale fu indagato anche il cugino Andrea Merolla, ucciso il mese successivo in un agguato) non è stato ancora chiarito completamente. Troncone, secondo gli inquirenti, avrebbe partecipato al pestaggio dei due giovani del rione Traiano, pensando che stessero rubando tra le auto in sosta in via Caio Duilio a Fuorigrotta. Uno di essi fu colpito con il calcio di una pistola sul viso e i due furono derubati dell’auto.
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