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01 Giugno 2023 - 09:03
Accuse incrociate e pentimenti eccellenti per sgretolare la rete dell’ex boss Raffaele Imperiale. Dopo la decisione, maturata a dicembre scorso, di quest’ultimo e del suo braccio destro Bruno Carbone di iniziare a collaborare con la giustizia, anche altri coimputati hanno deciso di dare il proprio contributo all’iter processuale che sta per portare alla sbarra 24 persone, tutte a vario titolo accusate di aver fatto parte della holding capeggiata da “Lello Ferrarelle”. La Procura ha appena depositato sette verbali con le dichiarazioni inediti rese da ben sei fedelissimi di Imperiale: Daniele Ursini, Luca Alvino, Corrado Genovese, Antonio Cerullo (che ha però negato gli addebiti) e Ciro Gallo, oltre a una nuova integrazione di Carbone. Dei primi cinque nessuno ha al momento lo status di collaboratore di giustizia - è doveroso precisarlo - ma tutti hanno reso ricostruzioni auto ed eteroaccusatorie, tirando in ballo soprattutto l’ex re del traffico di cocaina e gli uomini del suo cerchio magino. Sul punto, sono a dir poco dirompenti le dichiarazioni rese da Corrado Genovese, insospettabile colletto bianco al servizio della holding sgominata a novembre scorso: «Entro in contatto con l’organizzazione - ha messo a verbale il 21 marzo - mediante Ciro Arianna, con cui ho lavorato da metà 2018 alla fine del 2020... Sono residente a Dubai e vivevo lì in quel periodo... Arianna aveva un’azienda con cui importava a Dubai caffè, pasta e altri prodotti italiani. Entrai come direttore generale di queste aziende». Nel 2019 l’economista entra quindi in contatto con Imperiale: «A Dubai Arianna o chi per lui mi consegnò un telefono abilitato alle conversazioni telefoniche via chat con Encrochat, dove c’erano i contatti dello “zio” (Raffaele Imperiale, ndr), del “bello” e di Ciro Arianna. Dopo qualche settimana entrai i confidenza con Imperiale». Di lì a breve il loro rapporto sarebbe diventato di natura “professionale”: «A fine aprile vidi per la prima volta Imperiale... cominciammo ad accordarci per lavorare insieme. Si trattava di un lavoro di contabilità e un lavoro di cambisti... Imperiale mi offrì il 5% dei guadagni del lavoro di cambista, oltre a un fisso di circa 5-6.000 euro al mese... cominciai a entrare nel suo mondo imprenditoriale. In quel momento mi resi conto che per far girare tutti quei soldi doveva fare qualcosa di illecito, ma tutto quello che faceva lo faceva alla luce del sole... Inoltre non conoscevo il contesto napoletano di Raffaele, le cose me le disse lui, mi parlò del clan Amato-Pagano, ne parlavamo occasionalmente a fine lavoro... Dopo l’arresto di Imperiale, il mio referente diviene Bruno Carbone, con cui ho contatti fino ad aprile 2022». Genovese conclude l’interrogatorio parlando del tesoro dell’organizzazione: «Quando Imperiale fu arrestato la cassa del nostro gruppo era di circa 8 milioni di euro, cioè io avevo accesso a circa 8 milioni di liquidità. Quando Carbone prese in mano la cassa feci una riconciliazione con lui e “Floky” a Dubai, calcolammo in contraddittorio 8-9milioni».
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