Cerca

Sepe, 80 anni di amore: prego per Napoli

Sepe, 80 anni di amore: prego per Napoli

NAPOLI. «Devo ringraziare l’arcivescovo Mimmo e tutti voi che siete venuti fin qui. Continuiamo a volerci bene e incarniamo questo bene nella carità. Alle istituzioni dico che ogni mattina benedico la città, la regione, benedico l’Italia e il mondo intero. Tiro l’orecchio allo Spirito Santo e gli dico: “Datti da fare perché qui e cose nun’ vann’ bone”. Prego per voi». Il cardinale Crescenzio Sepe conclude così la giornata della celebrazione eucaristica del suo 80esimo compleanno alla Basilica dell’Incoronata Madre del Buon Consiglio a Capodimonte. Un’occasione per festeggiare il compleanno «tra amici» dice l’arcivescovo emerito di Napoli che, però, non dimentica un messaggio per la città. Alla presenza dell’arcivescovo metropolita di Napoli, Mimmo Battaglia; dei vescovi ausiliari di Napoli Michele Autuoro, Franco Beneduce, Gaetano Castello; del pro vicario generale della Diocesi, Gennaro Matino; dei vescovi della Campania; delle autorità ed esponenti del mondo economico: presenti, tra gli altri il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, che ha donato al festeggiato una stampa della città di Napoli; il presidente della Bcc Napoli, Amedeo Manzo, e quello di Aicast, Antonino Della Notte. Il tutto in una cornice di sacerdoti, diaconi permanenti, seminaristi, ordini religiosi, movimenti e associazioni Ecclesiali.

GLI AUGURI DI BATTAGLIA. A fare gli auguri a Sepe a nome di tutta la comunità religiosa è don Mimmo Battaglia che esprime «affetto e riconoscenza» al cardinale «per i suoi anni svolti nel ministero della Chiesa di Napoli. Grazie a Lei ma anche a Dio» che hanno rappresentato un insieme di «fede e obbedienza, in una Chiesa che è pronta a incontrare gli altri secondo un’immagine molto cara a Papa Francesco». Al termine del suo intervento, l’arcivescovo metropolita dona al suo predecessore una tavola raffigurante la “Lavanda dei piedi”.

L’OMELIA DI SEPE. Tocca poi a Sepe che ricorda come «al centro della vita dell’universo c’è Cristo, radice forte della vita di ogni uomo. Vogliamo dire grazie a Dio per la realtà che ci configura uomini o donne». E poi un interrogativo: «A 80 anni che si può fare? Un ringraziamento a Dio con gli amici per il dono della vita. Ma come farlo? Io ho trovato la risposta nel primo capitolo dell’inno di San Paolo nella lettera agli Efesini “benedetto sia Dio che ci ha benedetto con ogni benedizione spirituale”». Ma, continua il cardinale, «chi è questo Dio che ci ha benedetti? Colui che ci ha scelti, pensati, voluti e amati prima della creazione. Noi eravamo nulla e lui ci ha tirati fuori. La nostra vita è frutto di questo amore divino. Dio ci ha ha chiamati a qualcosa di più bello». Poi un richiamo che sembra quanto mai attuale e riferibile a uno dei temi che più è oggetto di tensioni politiche: quello dei migranti. «C’è qualcuno che si crede più uguale dell’uguale. Ricordo che da bambino papà mi portava in campagna con il carretto. Sono andato ad Aversa, a Salerno e poi a Roma, che non sapevo neanche dove fosse. Ho imparato che siamo tutti uguali. Possiamo avere una differenza di contesti, di educazione, di religione. Ma siamo tutti uguali» sottolinea. E la speranza è anche «ricchezza di ogni uomo» per una vita «che non finisce e non è ridotta ad un semplice momento della propria storia». Sepe è quanto mai chiaro: «Siamo dei privilegiati, la vita che abbiamo ricevuto è il dono più grande che possiamo immaginare. Se Dio mi ama nei miei fratelli più deboli anche io devo amare gli altri. I “malamenti” se lo vedono con il Signore». Poi la festa con rinfresco e torta il classico “tanti auguri a te” cantato in italiano e inglese e l’immancabile “‘a Maronn’ t’accupagn’”.

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Il Roma

Caratteri rimanenti: 400

Logo Federazione Italiana Liberi Editori