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Fondi sviluppo e coesione, è scontro aperto De Luca-Governo

Fondi sviluppo e coesione, è scontro aperto De Luca-Governo

Un nuovo appello al Governo per lo sblocco dei fondi per la coesione e lo sviluppo. È quello del governatore campano Vincenzo De Luca che sulla questione non molla ricordando che «nel nostro Paese esistono due grandi canali di finanziamento: il Pnrr e il Fondo di sviluppo e coesione destinati all’80 per cento al Sud. Per quel che concerne il primo punto, l’Italia registra una certa fatica a spendere. È sacrosanto il fatto che il ministro Raffaele Fitto ripeta da tempo che occorre una riprogrammazione vista la mutata situazione dovuta alla guerra in Ucraina. Lo è di meno, però, perdere mesi su questo. Noi siamo interessati al secondo canale di finanziamento, quello delle risorse per lo sviluppo e la coesione, con venti miliardi di euro ormai bloccati da dieci mesi». Il numero uno di Palazzo Santa Lucia sottolinea che «il governo Draghi aveva ripartito i fondi lo scorso luglio, perdendo già quattro mesi. Poi è arrivato il nuovo esecutivo e finora abbiamo registrato soltanto il nulla, sommando soltanto un nuovo ritardo oltre a quello già accumulato senza che fosse sbloccato un euro». Lo “sceriffo” ricorda di aver detto a Fitto che «avremmo dovuto riaprire i cantieri e che se dovesse succedere un evento catastrofico in Campania come si farebbe? Sono bloccate tutte le risorse per la manutenzione delle strade e dei grandi patrimoni storico-artistici». E la Regione, aggiunge «non può prendere mezzo miliardo di euro, come ha già fatto, e girarlo ai Comuni per permettere la manutenzione delle strade. Lunedì scorso abbiamo tenuto una riunione con il ministro per lo sblocco delle somme: ma è stato tutto inutile». Dura la replica del viceministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Edmondo Cirielli: «De Luca continua a insultare il Governo. Dimentica di dire però che per la programmazione 2014- 2020 dopo otto anni a fronte di nove miliardi di euro complessivamente assegnati (fra nazionali ed europei) ne ha rendicontati soltanto quattro pari al 45 per cento». E Antonio Iannone, parlamentare e commissario regionale di Fratelli d’Italia in Campania, taglia corto: «De Luca rispetti istituzioni e dialoghi con Governo».

UN ALTRO FRONTE DI ACCUSE. De Luca segnala un’altra criticità: «Da 14 mesi abbiamo presentato al Governo alcuni progetti di residenze universitarie, chiedendone l’approvazione come Casa Miranda, Ostello Mergellina, l’Istituto Pontificio a Santa Chiara, la residenza Tommaso De Amicis e l’ex arsenale di via Campegna a Napoli, la residenza Giuseppe Medici a Portici, l’ex convento San Vittorino a Benevento, l’ex caserma Balducci a Caserta e il secondo lotto del campus di Fisciano. Complessivamente sono 871 residenze universitarie. Da 14 mesi il Ministero dell’Università non dice nulla. È una situazione francamente sconcertante che riguarda il Governo precedente e quello attuale. Ci auguriamo che il Governo si decida a sbloccare le risorse».

L’ATTACCO ALL’AGENAS. Ma De Luca ne approfitta anche per un attacco all’Agenas. «Qualche giorno fa è stata pubblicata una sorta di classifica degli ospedali in relazione alla loro efficienza. Una totale idiozia che ha fatto solo un poco di ammuina senza alcuna attendibilità scientifica» dice. Fra le regioni prese in considerazione, spiega il governatore, «ci sono quelle del Nord, Lombardia e Veneto per esempio, i cui ospedali sono trasformati in aziende territoriale mentre da noi ce ne sono di più oltre, poi, alle Asl. L’indagine di Agenas ha preso in esame solo le aziende ospedaliere. Questo vuol dire che in Lombardia su 29 ospedali 27 diventati aziende territoriali, per cui lì si è parlato due su 29, in Veneto 2 su 27 in Emilia più o meno la stessa cosa. Questo è il primo elemento di scorrettezza». E ancora: «La seconda scorrettezza è relativa al fatto che sono stati presi in esame gli anni dal 2019 al 2021, La Campania ha cessato il commissariamento il 24 gennaio del 2020, poi c’è stato il Covid, Si è tenuto conto di alcuni elementi come il personale: ma se la Campania ha avuto il commissario per dieci anni, è naturale che abbia ora mila dipendenti in meno. Inoltre, hanno preso in considerazione il rapporto tra dipendenti a tempo indeterminato e determinato. Noi abbiamo proceduto in buona parte ad assunzioni del secondo tipo perché abbiamo dovuto fare presto visto che eravamo già in piena pandemia». Infine: «Noi abbiamo una sanità di eccellenza, abbiamo investito più di tutti in tecnologie sanitarie e stilato il più grande piano di edilizia ospedaliera. Ovviamente abbiamo problemi come quello delle liste d’attesa, in particolare per le prestazioni programmabili. Ma entro il 2023, pur con 15mila dipendenti in meno, saremo all’avanguardia per i tempi di attesa anche se per le prestazioni urgenti già c’è l’erogazione entro le 48 ore e abbiamo fatto accordo con le farmacie per effettuare la prenotazione in base all’ospedale più vicino o dove c’è la minore lista di attesa».

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