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06 Giugno 2023 - 10:15
L’ombra del clan su food e idrocarburi: 19 arresti tra Villaricca e il Giuglianese
NAPOLI. Basi solide a Villaricca ma legami d’affari con i Contini, i Mallardo e l’intera Alleanza di Secondigliano e nessuno sconto per le vittime del pizzo: «1.500 a Natale, a Pasqua e a Ferragosto». Ecco in sintesi struttura e mission del clan Ferrara-Cacciapuoti, disarticolato ieri dai carabinieri con un’operazione nata da un’inchiesta della Dda su indagini dell’Arma e della guardia di finanza. In 19 sono finiti agli arresti (in tre già lo erano per altri reati), accusati a seconda delle varie posizioni di camorra, droga, estorsioni e detenzione di armi.
Ma non solo: gli inquirenti hanno anche ricostruito il tentato omicidio di Luigi Montella da parte di un esponente dei Ferrara, Giuseppe Mauriello: un episodio circoscritto che non derivava da una guerra tra le due famiglia storicamente alleate con alla guida Domenico Ferrara detto “Mimì ’o muccuso” e Luigi Cacciapuoti “Gigginiello”. Sono stati i carabinieri dei nuclei investigativi di Napoli e Castello di Cisterna, con i finanziari del Gruppo di Giugliano in Campania, ad eseguire un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip del Tribunale di Napoli, a carico di 19 persone (da ritenere innocenti fino all’eventuale condanna definitiva), tutte colpite dall’aggravante dalle finalità di agevolazione del clan). Le indagini hanno consentito di documentare l’operatività del clan Ferrara-Cacciapuoti, storicamente aderente alla Nuova famiglia, collegato all’ala corleonese di Cosa Nostra e militarmente contrapposto all’epoca alla Nco di Raffele Cutolo.
La cosca avrebbe circa 50 affiliati, ai quali in caso di detenzione spetterebbe “stipendio” e copertura delle spese legali. Nel corso dell’inchiesta, che copre un lungo periodo di tempo fino al 2018, è emersa la vocazione spiccatamente imprenditoriale dei Ferrara: nell’edilizia, nella ristorazione, nel settore degli idrocarburi e della commercializzazione di generi alimentari. Così come è stato acclarato che il clan, che comunque trae parte delle proprie risorse dal traffico di stupefacenti, aveva imposto il divieto di spaccio a Villaricca. Vittime del pizzo, poi erano nove tra piccoli costruttori, titolari di palestre e di bar tenuti a versare nelle casse dell’organizzazione malavitosa somme oscillanti sui 1.500 euro a Natale, Pasqua e a Ferragosto.
In alcuni casi la tangente era mensile, ma mai meno di 70 euro alla volta. Infine investigatori e inquirenti hanno fatto luce sul tentato omicidio di Luigi Montella, avvenuto il 1 giugno 2017 a Villaricca. Giuseppe Mauriello, estratta una pistola, stava per sparargli. Ma il rapido intervento di Giovanni Mauriello e Antoniello impedì l’omicidio, disarmando il pistolero. Successivamente il contrasto tra i due uomini rientrò. L’inchiesta ha portato al sequestro preventivo (quindi impugnabile e non definitivo) di una serie di attività economiche: “Commercio e Futuro”; “Sarracino Petroli”; “Gda Sas”; “Insieme 2.0”; “Lima”; “Pacos Novanta Punto Venti”; “Insieme”. Oggi inizieranno gli interrogatori di garanzia e tra gli avvocati degli indagati figurano Luigi Poziello e Marco Sepe.
IL PATTO CON I CONTINI. Edoardo Contini durante la latitanza per un periodo si è nascosto in un appartamento messogli a disposizione da Domenico Ferrara. Vi soggiornava due o tre giorni, si spostava e poi tornava. Una strategia, riferita ai pm antimafia dal pentito Giuseppe De Rosa, che fa luce su alcuni dei misteri degli anni in cui “’o romano” sembrava inafferrabile. Ma dimostra anche i legami d’affari tra il boss originario del Vasto-Arenaccia e il ras di Villaricca, legato ai Mallardo.
«Eduardo Contini era latitante ha messo a verbale Giuseppe De Rosa e mi mandò un’imbasciata attraverso “Peppe ’o guaglione”, Giuseppe Ammendola, suo braccio destro. “Peppe” mi disse di andare alla rotonda di Villaricca e di fermarmi vicino a una palestra perché mi sarebbero venuti a prendere. Così accadde e un uomo mi fece salire su un’autovettura, portandomi a casa di “Mimmo” Ferrara, una bella villa con custode in un parco. Lui non si presentò ma mi accompagnò in un appartamento al piano rialzato, al cui interno riconobbi subito Eduardo Contini, che ben conoscevo. Fu quest’ultimo che mi presentò finalmente Ferrara, che è un esponente di spicco della criminalità organizzata con forti collegamenti con l’Alleanza di Secondigliano.
“Mimì Ferrara” ha continuato De Rosa fa da tramite tra i vari gruppi. Lo so con certezza perché egli aveva questa specifica funzione quando sia Eduardo Contini che Patrizio Bosti erano latitanti. Prima andava da Contini, prendeva l’imbasciata e si recava da Bosti per riferirgli il contenuto e viceversa. Inoltre andava o faceva arrivare “imbasciate” a Giugliano, ossia ai Mallardo”
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