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Accuse flop per Troncone Jr

Accuse flop per Troncone Jr

Ladri d’auto massacrati e rapinati a Fuorigrotta, assolto il figlio del boss Vitale. La vittima del pestaggio fallisce il riconoscimento, inchiesta a picco. Il pm aveva chiesto 6 anni e 6 mesi

NAPOLI. Un quadro indiziario di cristallo finisce per far franare l’inchiesta che vedeva Giuseppe Troncone, figlio del boss di Fuorigrotta Vitale Troncone, come un emergente capozona pronto a imporre l’egemonia del suo gruppo criminale a suon di pestaggi. Accusato di aver massacrato e derubato dell’auto due presunti ladri, il 25enne rampollo ieri pomeriggio è stato assolto da ogni accusa per non aver commesso il fatto. Un verdetto, quello arrivato al termine del dibattimento, che ha lasciato di sasso il pubblico ministero, per Troncone junior aveva invece invocato una condanna a sei anni e sei mesi di carcere.

A spuntarla sono state le argomentazioni difensive dei legali del giovane imputato, gli avvocati Antonio Abet e Andrea Lucchetta, i quali hanno dimostrato l’innocenza del proprio assistito facendo leva su alcune, importanti lacune che sarebbero emerse dall’indagine. L’ultimo scricchiolio era arrivato il mese scorso, quando in aula una delle due parti offese ha fallito il riconoscimento di Giuseppe Troncone: la vittima ha infatti sostenuto di non essere in grado di ricordare le fattezze dell’uomo che l’aveva barbaramente picchiato.

La difesa del 25enne ha poi prodotto un video, estrapolato dall’impianto di videosorveglianza interna del bar della famiglia Troncone, nel quale si vedeva che Carmine Di Napoli, una delle due vittime, nel pieno del pestaggio trovava rifugio, oltre che la salvezza, nascondendosi dietro il bancone del locale. Secondo la difesa, Di Napoli, consapevole di chi fosse il suo aggressore, non sarebbe mai scappato riparandosi proprio nel bar dei Troncone. Il presunto responsabile, dal canto suo, è intervenuto spiegando di essere estraneo alla vicenda e che la moto bianca e rossa in sella alla quale sarebbe stato visto la sera della spedizione punitiva l’avrebbe usata solo di rado e dopo averla avuta in prestito da un amico.

Insomma, il centauro-picchiatore non sarebbe stato lui. Preso atto della fragilità delle prove fin qui raccolte, la Prima sezione penale, collegio A, ha dunque assolto Giuseppe Troncone per non aver commesso il fatto. Il rampollo nei mesi scorsi aveva tra l’altro già ottenuto la scarcerazione. Il suo arresto era avvenuto nell’autunno scorso, quando il giovane ha capito che sarebbe stato preso dopo il pronunciamento della Cassazione in merito alla misura cautelare: decise così di costituirsi: lesioni gravi e rapina con l’aggravante delle modalità mafiose, le imputazioni formulate per lui dalla Procura.

Le accuse riguardavano il pestaggio di due giovani del rione Traiano, Domenico Marcone, lo stesso che ha fallito il riconoscimento, e Carmine Di Napoli, avvenuto il 2 ottobre 2021. Le vittime non erano organiche a nessun clan. Ecco perché l’episodio (per il quale fu indagato anche il cugino Andrea Merolla, ucciso il mese successivo in un agguato) non è stato ancora chiarito completamente. Troncone avrebbe partecipato al pestaggio pensando che i due stessero rubando tra le auto in sosta in via Caio Duilio. Uno di loro riportò un gravissimo trauma facciale.

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