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11 Giugno 2023 - 11:14
NAPOLI. C’è una terza morte all’interno di “Casa Nonna Rosa”, finita clamorosamente giovedì scorso al centro della cronaca, su cui stanno svolgendo accertamenti i carabinieri. È quella della 81enne Fortunata De Caro, avvenuta il 26 luglio 2022 nel ricovero per anziani. La figlia ha riferito ai militari della Stazione di Chiaia che i motivi del decesso «le sembravano poco chiari». Così come sono in corso indagini, al punto che la Procura ha disposto la riesumazione dei cadaveri, sulla fine di Giuseppe Mattiucci detto “Poppò” e Renato Fidanzini. Al momento non ci sono indagati e le investigazioni rappresentano soltanto la conseguenza dell’inchiesta sui presunti maltrattamenti, con violenze verbali e a volte fisiche, alle vittime: 14 complessivamente, accolte da parenti prossimi o ricoverate in ospedale dopo il blitz e la chiusura della struttura di corso Vittorio Emanuele 656. A dare il via alle indagini è stato, il 4 dicembre 2022, un operatore sanitario che nel novembre precedente aveva lavorato un giorno in prova a “Casa Nonna Rosa”. Gli erano bastate poche ore, riferì, per notare «lo stato di abbandono dei locali, le scarse condizioni igieniche nonché la soggiogazione fisica e psicologica cui erano soggetti gli anziani ospiti, che apparivano preoccupati e intimoriti degli operatori». Il denunciante si presentò ai carabinieri in compagnia della figlia di Fortunata De Caro, la quale fu anch’essa sentita a sommarie informazioni e riferì che a maggio 2022, limitatamente al periodo estivo, aveva trasferito la madre nella struttura. Ma il 27 luglio l’anziana era morta in «circostanze che le sembravano poco chiare». Nella struttura sono deceduti (ma al momento anche per questi casi non c’è alcun nesso accertato con quanto avveniva all’interno della casa di riposo) altri due anziani vittime di maltrattamenti: Giuseppe Mattiucci detto “Poppò” e Renato Fidanzini. Al primo, affetto da una malattia che gli impediva di nutrirsi a sufficienza, un operatore gli avrebbe urlato più di una volta di mangiare e ingoiare. Per l’80enne, tempo dopo, è stato necessario il ricovero ospedaliero. L’anziano almeno in un’altra occasione era stato preso di mira, quando voleva andare in bagno e gli fu detto che doveva farlo prima che iniziasse la partita Empoli-Napoli di calcio. L’inchiesta ha fatto emergere vicende da brividi, tali da far scattare sette ordinanze di custodia cautelare nei confronti di altrettanti operatori sanitari che lavoravano a “Casa Nonna Rosa” in corso Vittorio Emanuele 656. Agli ospiti, secondo l’accusa, venivano inferti maltrattamenti, umiliazioni, minacce e violenze riscontrati attraverso intercettazioni ambientali e riprese video in alcune sale. Tra le vittime, 14 in tutto, c’era una ultracentenaria che in una conversazione registrata invocava disperatamente la madre: «Mammina mia, aiuto». Ma a nessuno era negata, quando i vecchietti «davano fastidio», almeno un’offesa con linguaggio a volte scurrile: «Cagacazzo, insopportabile, scemo, stronzo, zingaro, mongoloide, bucchina…».
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