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Racket del pane, pm all’attacco: i Mallardo nel mirino

Racket del pane, pm all’attacco: i Mallardo nel mirino

NAPOLI. Per almeno sei anni avrebbero costretto il titolare di un importante supermercato di Giugliano a comprare tra i quattro e i cinque chili di pane al giorno. Una fornitura che sarebbe stata imposta con la minaccia e alla quale la vittima non ha avuto alcuna possibilità di sottrarsi: in caso di rifiuto avrebbe infatti rischiato di incappare in conseguenze a dir poco gravi. A distanza di tempo gli inquirenti della Procura antimafia di Napoli sembrano però aver finalmente fatto luce sulla vicenda, addebitando l’odioso taglieggiamento al temibile clan Mallardo, gruppo capofila dell’Alleanza di Secondigliano insieme ai Contini e ai Licciardi. La Dda ha infatti ottenuto la fissazione dell’udienza preliminare per i presunti responsabili dell’estorsione. Al banco degli imputati andranno tre pezzi da novanta della cosca giuglianese: Anna Aieta, moglie del boss Francesco Mallardo, Salvatore Lucente, genero del boss e referente del clan all’Arenaccia e a Capodichino, e Armando Palma, alias “Armanduccio 29”, ritenuto dagli inquirenti come uno dei responsabili del racket. L’appuntamento in aula è fissato per l’inizio del mese prossimo e i tre imputati dovranno adesso capire qualche strategia adottare in caso di rinvio a giudizio. Il collegio difensivo (avvocati Luigi Poziello, Leopoldo Perone, Gian Paolo Schettino, Adele Leombruni e Fabrizio Gallo) potrebbe comunque puntare alla scelta del rito abbreviato, mettendo così nel mirino un sostanzioso sconto di pena per i propri assistiti, qualora questi ultimi dovessero essere condannati. Un’eventualità, questa, tutt’altro che remota. Agli atti dell’inchiesta, oltre a un’imponente mole di informative dei carabinieri e intercettazioni, ci sono anche le dichiarazioni rese tra il 2010 e il 2018 da ben cinque collaboratori di giustizia: il defunto Filippo Caracallo, che avrebbe anche preso parte all’estorsione, Giuliano Pirozzi, Teodoro De Rosa, Vincenzo De Feo, anch’egli scomparso, e Tommaso Froncillo. È soprattutto grazie alle loro rivelazioni che gli inquirenti sono riusciti a ricostruire la vicenda e a chiudere il cerchio intorno ai tre imputati eccellenti. Nel mirino del clan Mallardo, tra il 2010 e il 2016, sarebbe finito infatti l’imprenditore Giuseppe Guerrera, titolare di un grosso supermercato in località Giugliano. In particolare, Caracallo e Palma, su incarico di Anna Aieta e previo accorso con Lucente, si sarebbero presentati nell’attività della vittima dicendo che dovevano vendere il pane e che «era arrivata un’imbasciata da Ciccio Mallardo», storico capo della cosca, secondo il quale il supermercato avrebbe dovuto rifornirsi di pane da dal genero di Mallardo, cioè da Salvatore Lucente, all’epoca gestore dell’Antico Panificio e poi del Panificio Campano. Guerrera sarebbe stato così costretto, nonostante si rifornisse già dal panificio La Panificazione di Antonio Pianese, «ad acquistare 4-5 chili di pane al giorno dal panificio di Salvatore Lucente per circa sei anni, fino al sequestro del Panificio Campano». Per i Mallardo si profila ora una nuova stangata.

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