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15 Giugno 2023 - 09:26
NAPOLI. Era il 21 ottobre del 2008 quando Silvio Berlusconi, primo ministro, abbracciò gli industriali napoletani a Città della Scienza. Partecipò all’assemblea annuale anche Emma Marcegaglia, l’allora presidente di Confindustria. Per Gianni Lettieri, in scadenza di mandato a Palazzo Partanna, fu l’ultima volta a presiedere l’assemblea di Unindustria. Nella sua relazione Lettieri trattò i punti critici che frenavano lo sviluppo della città e ne trattò tanti con proposte concrete che impressionarono Berlusconi. Oggi Lettieri è presidente e amministratore delegato di Meridie, prima investment company del Sud Italia, e Atitech che opera nel campo della manutenzione degli aeromobili.
Presidente Lettieri, che cosa ricorda di quell’incontro a Città della Scienza?
«A parte il rapporto che intessevo con la famiglia Letta, fu un incontro voluto ed inaspettato con Berlusconi premier e quanto mai prolifico di idee. In quel periodo Napoli era piena di rifiuti e soffriva di altri problemi irrisolti da decenni. Nel corso dell’assemblea feci proiettare un filmato sulle vicende napoletane, dal colera fino a quelle di allora, ma indicai anche le positività della città, come le bellezze paesaggistiche, artistiche. Ed elencai una serie di proposte che piacquero al Cavaliere, soprattutto quelle di rilancio delle imprese, piccole e grandi, considerate centrali per lo sviluppo».
Quale fu il commento del Cavaliere?
«Fu particolarmente colpito dalla mia relazione, tanto che mi disse mai prima di allora aveva ascoltato una relazione così dettagliata su una città e su un territorio da parte di un imprenditore del Sud. Tutti si lamentavano dei 10 miliardi di lire di fondi europei non spesi, ma nessuno avanzava proposte concrete. In quell’occasione gli proposi di fare una moratoria per i debiti 2008-2010 delle imprese evitandole di fallire e alle banche di portare i crediti in sofferenza. Anche se Berlusconi non riuscì a fare un decreto per il tentennamento dell’allora ministro Tremonti, stilai un accordo con Abi Campania che ha salvato molte aziende. Dopo di me anche Confindustria lo estese a livello nazionale»
Da qui il feeling con la politica e con il premier?
«Diciamo di sì, anche se il mio tentennamento non è stato breve. Il Cavaliere aspirava un imprenditore-manager alla guida della città. E quando si presentò l’occasione mi fu offerta la candidatura a sindaco di Napoli. Il suo obiettivo era quello di portare un candidato azzurro manager in ogni città. Per Napoli puntai su alcune priorità: risolvere il problema dell’immondizia, dare impulso allo sviluppo economico della città aumentandone il pil e invogliando i giovani a fare impresa in loco. Proposi anche di riformare il federalismo municipale affinché diventasse un’opportunità e non un freno per lo sviluppo del Sud. Anche in quella occasione queste proposte piacquero molto al Cavaliere».
Dunque, un progetto in cento punti che in pochi avevano fatto e ricalcassero le idee del premier.
«In quello che ha fatto lui, dalla creazione della prima rete Tv privata a società immobiliari ed editoriali e di pubblicità, pochi imprenditori ci sono riusciti. In molti si sono trasferiti in Svizzera o in altri Paesi, altri hanno venduto i loro gioielli ad investitori esteri. Berlusconi non ha mai pensato a questo e le sue aziende sono tutte rimaste in Italia».
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