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16 Giugno 2023 - 00:50
NAPOLI. Prostituta uccisa a Fuorigrotta al culmine di un feroce tentativo di rapina, l’iter giudiziario che vede alla sbarra uno dei presunti assassini si arricchisce di un nuovo capitolo. La Quarta sezione della Corte d’assise d’appello di Napoli, chiamata al terzo pronunciamento dopo i due precedenti annullamenti della Cassazione, ha condannato Raffaele Velluso a dieci anni di reclusione. Il giovane imputato, difeso dall’avvocato Leopoldo Perone, dopo aver ottenuto il riconoscimento delle attenuanti generiche, ha ottenuto adesso anche quello del concorso anomalo in omicidio. Nonostante ciò, i giudici di appello ha però confermato la pena comminata già nel settembre del 2019 e proprio questa circostanza potrebbe spalancare le porte a un nuovo ricorso per Cassazione. Raffaele Velluso, dopo la condanna dei complici, è l’unico dei coinvolti nella morte di Antonia Osaf a essere ancora sotto processo. Proprio la sua posizione è quella che sta prestando il fianco al maggior numero di colpi di scena. Il 26enne di Cavalleggeri, imparentato con la famiglia di mala che fa capo ai Monti, si trova attualmente agli arresti domiciliari. In primo grado aveva rimediato 18 anni di reclusione, poi diventati 15 in appello. La situazione si è però ribaltata dopo il primo ricorso per Cassazione: la Suprema Corte aveva infatti annullato il verdetto e disposto un nuovo processo di secondo grado, al termine del quale il presunto babykiller - all’epoca dei fatti aveva appena 19 anni - è riuscito a cavarsela con 10 anni di carcere grazie al riconoscimento delle attenuanti generiche. Partita chiusa, dunque? Neanche per sogno. Il difensore Perone, ritenendo di poter spuntare anche l’attenuante del “concorso anomalo”, in seguito si è nuovamente appellato alla Cassazione ed ecco che nel febbraio del 2021 è scattato l’ennesimo annullamento con rinvio. Velluso, almeno fin qui, non ha però ottenuto un ulteriore riduzione di pena, che poteva essere “abbassata” fino a un terzo rispetto a quella incassata in precedenza. Era il maggio del 2015 quando in manette finirono tre ragazzi all’epoca appena 19enni: Antonio Di Perna, accusato di essere l’esecutore materiale dell’orrendo delitto, e i complici Raffaele Velluso e Gennaro Bitonto. Le indagini appurarono da subito la responsabilità di Di Perna, individuato fin dalle primissime battute come l’autore della coltellata mortale alla prostituta nigeriana ammazzata in via Terracina, all’angolo con via Cinthia. Antonia Osaf era una donna coraggiosa che pagò a carissimo prezzo il fatto di voler recuperare la borsetta portata via all’amica ganese, anche lei “frequentatrice” di via Terracina, dal trio di giovanissimi reduci da una notte all’insegna dell’alcool sfrenato. La donna rincorse i due rapinatori scesi dalla Smart mentre il complice attendeva alla guida con il motore acceso. Per respingerla, nella colluttazione, il giovane omicida la colpì sotto al seno, in un punto vicinissimo al cuore.
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