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Estorsioni a Mergellina: fari puntati sul clan Piccirillo

Estorsioni a Mergellina: fari puntati sul clan Piccirillo

NAPOLI. Nonostante gli arresti eccellenti subiti negli ultimi anni, il clan Piccirillo sarebbe stato tutt’altro che disinnescato e la cattura di Ciro Piccirillo, alias “Barabba”, fratello del ras già detenuto Rosario “’o biondo”, potrebbe rappresentare soltanto la punta di un iceberg dalle dimensioni ancora tutte da inquadrare. Il gruppo della Torretta non si sarebbe infatti limitato a tentare di imporre una tangente estorsiva ai danni di Antonio Ragno, il commerciante che ha poi denunciato “Barabba” accusandolo anche di averlo barbaramente picchiato, ma avrebbe messo nel mirino numerose attività del quartiere. Su questo aspetto sono ancora in corso i doverosi accertamenti della Procura, ma gli atti dell’inchiesta ci sono intanto le pesanti dichiarazioni messe a verbale dalla vittima, che il 17 maggio scorso, durante il secondo colloquio avuto con i pm, ha spiegato: «Conosco Ciro Piccirillo da quando era piccolino perché abita nel quartiere denominato la Torretta, mentre io avevo un ristorante a Mergellina... so che lui appartiene al gruppo criminale dei Piccirillo. Che io sappia loro chiedono i soldi a tutte le persone della Torretta e di Mergellina. Sia a chi ha attività commerciali come ristoranti e ormeggi, che ai residenti. Che io sappia loro entrano in qualsiasi affare della zona». La vittima ha poi aggiunto: «Da quando ho chiuso il ristorante in varie occasioni i Piccirillo sono venuti a chiedermi soldi in prestito senza mai restituirmeli. Nello specifico mi sono chiesti soldi da Rosario Piccirillo all’inizio degli anni Duemila». Antonio Ragno è stato vittima di un brutale pestaggio il 24 aprile e di quel raid, ferma restando la presunzione di innocenza fino a prova contraria, sarebbe stato responsabile Ciro Piccirillo “Barabba”. Sul punto, già il giorno stesso l’ex ristoratore aveva fornito una lunga deposizione. «L’appartamento - ha spiegato la vittima - che avrei dovuto per forza fittare al nipote Antonio (estraneo all’inchiesta, ndr), figlio di Rosario, è quello sotto l’abitazione che occupo... se avessi dato a Piccirillo quello che voleva non mi avrebbe mai pagato, forte di questa sua appartenenza familiare». E ancora: «Al termine dell’aggressione, avvenuta nello stabile dove abita anche la sorella e dove dovrebbe abitare anche lui, Piccirillo mi ha chiesto di consegnargli domani, oltre alle chiavi dell’appartamento, anche 5.000 euro in contanti... L’aggressione è stata veemente. Mi colpiva con schiaffi al volto con forza». Le minacce, ma stavolta senza percosse, sarebbero poi state reiterate anche il giorno successivo. Sulla piaga del racket nella zona della riviera di Chiaia pochi giorni fa è tra l’altro intervenuto Gennaro Panzuto, ex ras dei Licciardi di stanza proprio alla Torretta, che ha rivolto un attacco proprio ai responsabili di questi raid: «Siete sempre stati prevedibili. I commercianti della zona ormai si sono stancati di questa situazione e conoscono le vostre tristi caratteristiche e la vostra pochezza». La speranza a questo punto è che al coraggioso commerciante si accodino presto anche altri esercenti del quartiere.

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