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Piccirillo: «Non sono un mafioso»

Piccirillo: «Non sono un mafioso»

Racket alla Torretta, il fratello del boss respinge le accuse: «Il clan non c’entra nulla»

NAPOLI. «Non sono un camorrista e in questa storia non c’entrano in alcun modo le vecchie vicende del clan, con cui io comunque non ho nulla a che fare». Ciro Piccirillo, alias “Barabba”, fratello del ras della Torretta Rosario Piccirillo, decide a sorpresa di difendersi dall’accusa di racket rispondendo alle domande del gip. Il 68enne della riviera di Chiaia ieri mattina, accompagnato dal suo avvocato, il penalista Paolo Gallina, era atteso per l’interrogatorio di garanzia e in questa sede ha fornito al giudice e agli inquirenti la propria versione dei fatti.

Pochi giorni fa, infatti, è stato arrestato sulla scorta della querela presentata ai carabinieri da Antonio Ragno, secondo il quale Piccirillo avrebbe preteso da lui la consegna di un appartamento già locato e 5mila euro. La parte offesa, dopo aver detto “no” a quella presunta imposizione, sarebbe stata persino picchiata. Ciro Piccirillo ha però sostenuto che non ci sarebbe stata nessuna aggressione e che la verità sarebbe un’altra rispetto a quanto fin qui emerso dalle indagini. Il fratello del ras “’o biondo” ha tra l’altro evidenziato che l’appartamento in questione era già stata affittato da dicembre, mentre la tentata estorsione si sarebbe consumata soltanto a fine aprile. Un lasso temporale troppo ampio per pretendere, dopo circa quattro mesi, la consegna di quel “basso” ormai già abitato. Toccherà adesso alla difesa di “Barabba”, rappresentata dall’avvocato Gallina, avviare un’attività di controindagine capace di aprire un’eventuale crepa nel quadro indiziario.

Per il momento Ciro Piccirillo resta però dietro le sbarre del carcere di Secondigliano, in attesa che la sua posizione venga vagliata, nelle prossime settimane, dal tribunale del Riesame. Al netto della singola vicenda, resta da capire se il raggio di azione dell’inchiesta finirà per ampliarsi ulteriormente. Stando a quanto riferito dalla vittima, sarebbero infatti numerose le attività commerciali e i residenti finiti nel mirino dello storico gruppo di mala con base alla Torretta.

Su questo aspetto sono ancora in corso gli accertamenti della Procura e agli atti dell’inchiesta ci sono intanto le pesanti dichiarazioni messe a verbale dalla vittima, che il 17 maggio scorso, durante il secondo colloquio avuto con i pm, ha spiegato: «Conosco Ciro Piccirillo da quando era piccolino perché abita nel quartiere denominato la Torretta, mentre io avevo un ristorante a Mergellina... so che lui appartiene al gruppo criminale dei Piccirillo. Che io sappia loro chiedono i soldi a tutte le persone della Torretta e di Mergellina. Sia a chi ha attività commerciali come ristoranti e ormeggi, che ai residenti. Che io sappia loro entrano in qualsiasi affare della zona». La vittima ha poi aggiunto: «Da quando ho chiuso il ristorante in varie occasioni i Piccirillo sono venuti a chiedermi soldi in prestito senza mai restituirmeli. Nello specifico mi sono chiesti soldi da Rosario Piccirillo all’inizio degli anni Duemila». La vittima sarebbe stata quindi picchiata il 24 aprile e il giorno stesso si è rivolta ai carabinieri per chiedere aiuto.

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